Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà

    ’Duilio Cambellotti. Mito, sogno e realtà’ a Roma a Villa Torlonia.Fino all’11 novembre esposte oltre 200 opere di uno degli artisti più versatili del ’900. All’interno dei prestigiosi spazi del Casino dei Principi e del Casino Nobile, integrati nel percorso dalle famose collezioni di vetrate Liberty della Casina delle Civette, viene illustrato al pubblico e ai visitatori la vena multidisciplinare di Cambellotti, il suo genio creativo e operoso in una sorta di biografia artistica e sentimentale.
    Duilio Cambellotti (Roma 1876-1960) fu orafo, ceramista, illustratore, pittore, scenografo teatrale e cinematografico, costumista, infine fotografo e collezionista, anche di ceramiche popolari, acquisite dal Civico Museo del Paesaggio di Maenza, ma soprattutto fu uno scultore originalissimo che la più recente storiografia artistica identifica come il vero antagonista del dinamismo plastico ’boccioniano’.
    La mostra romana si confronta con la difficoltà implicita di esporre il lavoro di un maestro che utilizza costantemente tecniche diverse e che lavora in ambiti e situazioni artistiche, e anche socio-politiche, sempre differenti. Tenacemente aderente allo spirito del suo tempo, ma attingendo al patrimonio di una figuratività di stampo classico, sempre reinterpretata e reinventata, che rende il suo mondo d’immagini assolutamente originale e riconoscibile.
    L’esposizione è articolata in due sedi distinte. La parte più cospicua è ospitata nelle otto sale del Casino dei Principi mentre una sezione dedicata alla scenografia e una ’galleria’ di sculture concludono la mostra nella sede del Casino Nobile. Nel Casino dei Principi una sequenza di sale tematiche impagina un serrato racconto costituito da circa 230 opere, all’interno del quale si ricompongono sei decenni d’intenso lavoro.
    Dopo l’avvio che lo vede abile incisore e cesellatore nell’inquieto mondo degli artisti decoratori di fine secolo, Cambellotti si misura con il tema della modernità, di cui è palcoscenico la città contemporanea, progettando per le industrie artistiche nazionali e straniere, disegnando per esposizioni, banche e teatri splendide affiche pubblicitarie (Manifesto per l’Esposizione Nazionale di Torino del 1898, 1897). Si interroga anche sui cambiamenti sociali che il progresso aveva introdotto nella vita degli uomini, Duilio Cambellotti (La falsa civiltà, 1905).
    La brillante società borghese della capitale, allora emergente, che si riflette nelle sinuose e avvolgenti forme del Liberty, si colloca agli antipodi di quel mondo ancestrale che nel primo decennio l’artista va scoprendo nella Campagna Romana, già ritratta poeticamente dagli artisti eredi di Nino Costa, ma che malaria e miseria sembravano aver chiuso in un sigillo di eternità senza tempo (Campagna arata, 1912).