ELEZIONI IN PRIMAVERA: A CHI CONVIENE A CHI NO

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    l’ipotesi di elezioni anticipate a primavera 2015 non è certamente escula.L’analisi parte dalla sfida lanciata dal neopresidente della Commissione Europea a Renzi e a Cameron e dalle elezioni di mezzo termine negli Stati Uniti.Questi avvenumenti rischiano di stravolgere l’assetto geopolitico internazionale, compreso quello dell’Europa e del nostro Paese. Va aggiunto che le mezze annunciate dimissioni di Giorgio Napolitano completano il futuro quadro politico che vedrà concorrere Renzi Berlusconi e Grillo. Tutti gli osservatori politici hanno notato la prima uscita ufficiale di Juncker:«Devo dire al mio caro amico Renzi che io non sono il presidente di una banda di burocrati. Quindi invito tutti i primi ministri a rispettare la mia istituzione perché non siamo meno legittimati rispetto ad altri»..Aveva affermato l’ex ministro lussemburghese conscio del fatto che per la sua elezione il voto del PD, che rappresenta il più grande partito di sinistra europeo, è stato determinante. E’ stato cosi che il nuovo presidente della Commissione Ue ha dovuto giocare subito la carta dei 300 miliardi di euro da mettere in circolo nel sistema economico-finanziario dell’Europa nel corso del suo mandato. Cifra su cui il leader dem ha messo subito gli occhi per riavviare lo sviluppo, in combinato disposto con la flessibilità necessaria per riprendere la strada della crescita , caldeggiata anche da Londra. Se non si risana la congiuntura internazionale il nostro Paese resterà fermo al palo ancora per lunghi anni. E Renzi, che non si fida delle promesse, prima dell’entrata in carica di Juncker ha messo sapientemente le mani avanti, attaccando le burocrazie continentali per inchiodare il contraente principale del patto europeo. Un mandato, quello di Juncker cominque condizionato dai suoi grandi elettori: i progressisti europei.Ora che il presidente della Commissione UE è nel pieno dei suoi poteri le cose sono cambiate.Juncker potrebbe sganciarsi dai progressiste e fare il battitore libero. E’ intervenuto nel frattempo il risultato delle elezioni di midterm USA. Un risultato che fa intravedere una possibile futura vittoria dei repubblicani che hanno intanto conquistato la maggioranza al Congresso. I democratici alla luce del deludente risultato sembra vogliano sganciarsi da Obama ed appoggiare una futura canditatura di Hillary Clinton alla Casa Bianca, Ora succede che nel caso in cui i conservatori americani riconquistassero Washington, allora per gli epigoni europei la musica cambierebbe. Per i progressisti di Renzi le cose volgerebbero  in peggio, mentre per i Popolari di  Merkel e Juncker in meglio.E’ in base a queste considerazione che il guanto di sfida lanciato dal presidente della commissione Ue assume tutt’altro valore.Berlusconi, che alla famiglia Bush è legato da una solida amicizia ventennale ne trarrebbe beneficio. Non certo per un suo ritorno in campo  ma per lanciare nell’agone politico il suo successore, che potrebbe essere davvero uno dei suoi figli. E avere le spalle coperte da un amico in America.E’ uno dei motivi perchè l’ex premier frena su un ipotesi di elezsioni anticipate, approvando la legge elettorale a febbraio, obbligherebbe Renzi a rimandare almeno di un anno le elezioni, ma a quel punto i giochi in Usa sarebbero praticamente fatti.Se, al contrario, l’inquilino di Palazzo Chigi uscisse rinvigorito  dalle urne italiane, anche la sua leadership nel Pse sarebbe più stabile, aumentando la forza contrattuale con i conservatori europei e Juncker.A quel punto avrebbe i numeri per spingere il presidente della commissione Ue a erogare, in tempi brevi, una prima tranche consistente di quei 300 miliardi di euro promessi a giugno. Perché prima entrano in circolo e più velocemente la crisi si sblocca.Se, invece, a Bruxelles andranno alle lunghe, allora il processo subirebbe un pericoloso rallentamento, con conseguente inasprimento della fase di recessione. E in uno scenario del genere, i soliti noti avrebbero un potere smisurato.In tutto questo Napolitano è seriamente preoccupato. Tanto da essere ancora tormentato nella scelta di lasciare il Colle a fine 2014 o proseguire almeno fino all’autunno 2015.Cambiare il presidente della Repubblica adesso, significherebbe chiudere ogni possibilità di voto anticipato. A meno che non venga scelto un sostituto equidistante da conservatori e progressisti americani, con buoni rapporti europei e buone entrature nel cosmo eurasiatico. Eppure i tempi tecnici impedirebbero comunque di allestire le urne entro maggio. Ma a quel punto votare a primavera 2016 potrebbe non essere più conveniente. Né per Renzi, né per il Paese.