EVASIONE FISCALE: IL RAPPORTO SUL COORDINAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA DELLA CORTE DEI CONTI, ELABORATO DALL’ADNKRONOS, EVIDENZIA INCASSI ESIGUI A CAUSA DEL ’LORDO’

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    Apparentemente sono numeri da record ma, nella sostanza così non è. Ci riferiamo alle ‘grandi cifre’, relative al 2016, che hanno caratterizzato la lotta all’evasione fiscale che, se da un lato  raggiunge il risultato record di 27 miliardi, come dicevamo nella realtà hanno invece raccolto un ’lordo’ pari a solo il  40,7% degli incassi.  E’ quanto si evince dal rapporto sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei conti, elaborato dall’Adnkronos, che ben illustra come nell’ultimo decennio gli incassi si sono fermati ben al di sotto delle entrate stimate. Del resto, la stessa magistratura contabile, nel dossier parla di ’’serie difficoltà’’ di verifica del consuntivo e di ’’somme riscosse fuorvianti’’. Ad esempio, lo scorso anno le entrate da attività di accertamento e controllo hanno portato all’emersione di 19 miliardi, a cui bisogna aggiungere altri 8 miliardi di entrate una tantum (tra cui la voluntary dosclosure). In conclusione però, il gettito effettivo, ammonta a soli 11 miliardi di euro. Inoltre, nel suo rapporto la Corte dei conti illustra che le stime di gettito formulate in sede di bilanci di previsione ’’presentano serie difficoltà di verifica in sede di consuntivo. Pesa il deficit informativo che circonda gli esiti della lotta all’evasione’’. Oltretutto, in materia di contrasto all’evasione ’’si sa poco: no si è in grado di conoscere in quale misura si sono realizzati i recuperi appostati nei bilanci di previsione e le cifre consuntivate sono non di rado fuorvianti’’. Andando a così ritroso negli anni, il primo anno esaminato dalla Corte dei conti è il 2007, quando la riscossioni stimata ammontava a 8,5 miliardi (di cui 2,1 mld da entrate una tantum) ma l’incasso effettivo si è fermato a 4,3 miliardi (il 50% del totale). Il gettito si riduce, in termini percentuali, l’anno successivo, quando il totale salive a 9,6 miliardi (di cui 2,7 mld da una tantum) e il gettito a 4,5 miliardi (pari al 46,9% del totale). Nel 2009 le riscossioni lorde arrivano a 11,8 miliardi di euro (2,9 mld una tantum) e quelle nette a 6,4 miliardi (54,2%). Quindi, nel 2010, le entrate teoriche da lotta all’evasione fiscale arrivano a 13,9 miliardi di euro (con 2,9 mld di un tantum) e la riscossione effettiva a 8,1 miliardi (pari al 50,3% del totale). Poi è stato la volta dell’anno dopo, quando  l’attività di accertamento porta all’emersione di 16,1 miliardi (con 3,4 mld di una tantum) e le entrate reali arrivano a 9,3 miliardi (57,8%). Nel 2012 gli incassi stimati sono pari a 15,6 miliardi di euro (3,1 mld una tantum), e l’effettivo incassato ammonta a 9,4 miliardi (60,2%). Risultati simili, in termini percentuali, si raggiungono anche nei due anni successivi: nel 2013 le entrate teoriche ammontano a 16,2 miliardi (3,1 mld una tantum), con l’incasso che raggiunge 10 miliardi (61,7% del totale); nel 2014 le stime indicano che la cifra raggiunta è di 17,5 miliardi (3,3 mld una tantum) e quella incassata è di 10,9 miliardi (62,3%). Negli ultimi due anni la percentuale degli incassi effettivi rispetto alle entrate stimate inizia a scendere, con il 2015 che a fronte di una riscossione lorda che arriva a 18,9 miliardi (4 mld una tantum), si ferma a 10,9 miliardi di incassi (57,7% del totale). Lo scorso anno le l’attività di accertamento e controllo ha portato al record di 27 miliardi, mentre la somma entrata nelle casse dell’erario ammonta a 11 miliardi. Mettendo a confronto i risultati dell’ultimo decennio emerge che nel 2016, con il 40,7% delle entrate ’nette’ rispetto al ’lordo’, è toccato il minimo di incassi in percentuale alle entrate.