FATTURA DA 2.160 EURO PER LA SALMA DI AMRI. IL SINDACO DI SESTO SAN GIOVANNI: ‘NON PAGO’

    E’ a dir poco sconcertato, e al tempo stesso furibondo Roberto Di Stefano, primo cittadino di Sesto San Giovanni, raggiunto dal pagamento di una fattura relativa alle esequie di Anis Amri, il tunisino autore della strage di Berlino, ucciso dopo uno scontro a fuoco dagli agenti proprio nel suo comune, lo scorso 23 dicembre. “Siamo alla follia – sbotta il sindaco – Sono esterrefatto, quella per oltre sei mesi era un’ipotesi assurda e irrealizzabile in Italia è incredibilmente diventata realtà. I miei uffici mi hanno appena mostrato la fattura del Comune di Milano, pari a un importo di 2.160,18 euro, con la quale viene chiesto all’amministrazione comunale di Sesto San Giovanni di pagare le spese di ’deposito salma’ del terrorista Anis Amri, autore della strage di Berlino”. Come spiega la fattura, motivando l’entità della spesa, dal 23 dicembre 2016 al 29 giugno 2017, la salma del tunisino è stata ospitata dall’obitorio comunale per poi lasciare l’Italia destinazione la Tunisia. “A scanso di equivoci dico subito che mi opporrò con ogni mezzo a questa vergognosa e offensiva richiesta e che i soldi dei miei cittadini mai saranno utilizzati per far fronte a questa richiesta – aggiunge ancora Di Stefano – Non mi interessa assolutamente nulla – prosegue Di Stefano – se la legge nazionale prevede che le spese post-mortem di una persona non reclamata siano a carico del Comune in cui la stessa è morta. Qui stiamo parlando di un mostro che non merita alcuna pietà. Ho già provveduto a scrivere al presidente del consiglio Paolo Gentiloni, al ministro degli Esteri Angelino Alfano e al sindaco di Milano Giuseppe Sala, per comunicare loro che Sesto San Giovanni non pagherà mai nulla. Se proprio ci tengono provvedano loro . Noi anche nel rispetto di Fabrizia Di Lorenzo, vittima italiana di quella strage, e di tutte le altre persone morte in attentati terroristici di matrice islamista, oltre che in segno di attenzione delle forze dell’ordine, non destineremo mai un euro per saldare questa fattura”.
    M.