Giornalista aggredita a Roma: ’Non riusciranno a zittirmi’

    Stava andando a fare la spesa Floriana Bulfon, giornalista di Repubblica e L’Espresso, quando all’interno della sua auto ha trovato una bottiglia da un litro e mezzo contenete un liquido non ancora identificato. La quotidianità stravolta da un’inquietante scoperta, che ha inevitabilmente scosso la giornalista: “Sicuramente sono ancora un po’ turbata e spaventata – Ha raccontato Floriano Bulfon a Italia Sera – ma sto cercando di tornare il prima possibile alla normalità, a fare il mio lavoro normalmente”.  
    Mancava da Roma da qualche giorno, la città dove vive da anni da anni e dove ha concentrato tutte le sue energie per realizzare una serie di inchieste sulla criminalità organizzata. Lavoro che ha messo in luce dinamiche rimaste oscure per anni, coperte dalla paura. Inchieste che l’hanno portato a ricevere anche minacce in passato. L’ultimo, presunto, avvertimento lo ha ricevuto nella serata di lunedì, quando nella sua auto parcheggiata sotto casa, in zona San Giovanni, ha trovato una bottiglia sospetta sul sedile del passeggero: “La prima cosa che ho fatto è stata aprire lo sportello della macchina, tra l’altro stavo uscendo per andare a fare la spesa, nella quotidianità della vita di una persona. Appena aperto lo sportello sono stata travolta da un odore fortissimo e ho avuto un attimo di stordimento. Poi immediatamente lo sguardo è andato a finire sul sedile del passeggero dove c’era una camicia appallottola e imbevuta da questo liquido, come parte della tappezzeria della macchina. E sopra questa camicia a quadrettoni c’era una bottiglia da un litro e mezzo di acqua Nepi, quindi verde, aperta, con dentro per metà un liquido di colore violaceo. E sopra a tutto questo due sigarette”.  

    Intervista esclusiva a Floriana Bulfon: “La legalità non ha bisogno di eroi” 

    Immediata la chiamata alle forze dell’ordine, che giunte sul posto hanno effettuato i primi esami per fare chiarezza sul contenuto della bottiglia: “Ci sono le indagini in corso, la scientifica ha fatto rilievi. Nell’immediato quando è arrivata la volante e poi la scientifica, uno degli agenti ha affermato che presumibilmente si trattava di liquido infiammabile. E in effetti ripensando all’odore, riflettendo, poteva essere associato a quello dell’alcool”. Un atto intimidatorio che sembra assumere i connotati di una minaccia: “Su questo ci sono indagini in corso e non posso dire molto – Continua Floriana Bulfon – Anche se in passato ho ricevuto minacce anche se di diverso tipo, quindi non è detto possano essere riconducili alla stessa tipologia. È vero che occupandomi molto di criminalità organizzata e clan soprattutto a Roma lo sguardo va inevitabilmente verso quel mondo. Le mie inchieste vertono su quello, e nella vita privata non credo che qualcuno voglia spaventarmi in questo modo. Ovvio, può essere anche un matto, ma questo lo stabiliranno le indagini. Al di là di chi possa essere stato, la sensazione è quella di un avvertimento”.  
    Non sarebbe la prima volta che la giornalista di Repubblica e L’Espresso riceve minacce: l’episodio più noto risale allo scorso 17 luglio, quando documentò una maxi operazione della polizia contro i Casamonica: “C’è stato quell’episodio di Porta Furba, dove ho ricevuto minacce verbali. Sempre fatte però mentre svolgevo il mio lavoro nei quartieri con un’alta densità di criminalità organizzata. Ci sono territori dove le mafie non hanno voglia che la gente vada a chiedere o a raccontare”.  Dare luce al mondo oscuro della criminalità organizzata a Roma: da qui nasce la volontà di Floriana Bulfon di realizzare servivi ed inchieste sulle mafie: “Roma è la città dove vivo, la città dove per tantissimo tempo la parola mafia non si poteva pronunciare. Davanti a tutto questo, poi vivendoci e parlando con le persone, ti rendi conto che le mafie ci sono. C’è stato un importante passo in avanti in questo senso nell’ultimo periodo, penso a Mafia Capitale, ma anche ai Casamonica con le accuse di associazione mafiosa. Ora c’è maggiore consapevolezza da parte degli investigatori e degli inquirenti, però in giro per la città c’è ancora molta paura, molta voglia di negare, molti pensano che sia meglio non parlarne. Di base io vivo a Roma e quello che vedo lo racconto: non è così strano”.  
    Per fare al meglio il suo mestiere Floriana Bulfon convive con la paura, necessaria a metterla in guardia, ma non sufficiente per tapparle la bocca: “La paura sono convinta che ci debba essere altrimenti ci sarebbe un po’ di incoscienza, quindi c’è sicuramente una componente di paura, di allerta che devi avere. Però non ci deve essere per questo indifferenza. Son convinta che la legalità sia una cosa concreta e che non abbia bisogno di nessun eroe e che chiunque debba fare il suo mestiere. Il nostro è quello di fare i giornalisti: dobbiamo quindi raccontare quello che vediamo e aiutare a dare luce a chi spesso non ce l’ha”.  
    E adesso Floriana Bulfon ha paura? “Sì, c’è sicuramente lo spavento, c’è la necessità di capire. Adesso magari metterò la macchina nel garage, mi guarderò un po’ intorno quando uscirò da casa. Insomma non sono così serena, però se l’intenzione era quella di zittirmi, no, non ci sono riusciti. Perché semplicemente continuo a fare il mio lavoro”.