IL CORTEO DI TORINO CONTRO LA MANIFESTAZIONE DI CASAPOUND SI TRASFORMA IN GUERRIGLIA

    E’ davvero preoccupante il livello di tensione che da qualche giorno, in un crescendo di violenza, sta accompagnando i vari cortei che attraversano le città italiane. Stavolta è stata la volta di Torino e, come vedremo, anche qui la violenza non ha fatto mancare momenti di grandissima tensione. Poco dopo le 19, da piazza Carlo Felice, un corteo, ha tentato un primo ’sfondamento’ del cordone di agenti, messo a protezione dell’albergo dove, intorno alle 20, Casapound aveva annunciato un’iniziativa con la presenza di Simone Di Stefano. Nonostante l’impiego degli idranti da parte delle forze dell’’ordine, per circa due ore, i ’manifestanti’ hanno incessantemente tentato di raggiungere l’hotel, accerchiando totalmente l’area comunque presidiata dai poliziotti. Si è trattato di veri e propri ’assalti’ (respinti con gli idranti ed i lacrimogeni), accompagnati da lanci di bottiglie, pietre e petardi e, tanto per non farsi mancare nulla, rovesciando i cassonetti della spazzatura. Il momento peggiore è stato quando, nei pressi della stazione ferroviaria di Porta Susa, un gruppo di ’manifestanti’ staccatosi dal corteo principale ’si è armato’ di pietre, abbattendo le recinzioni di un cantiere stradale, per poi dirigersi ancora una volta verso l’hotel dove era in corso l’evento organizzato da Casapound. Sono seguiti durissimi scontri con gli agenti in tenuta antisommossa i quali, per avere ragione della violenza degli estremisti, hanno dovuto fare più cariche, fno ad ingaggiare dei veri e propri ’corpo a corpo’ per sbarrare loro la strada. Ma gli antagonisti hanno dato luogo a un fitto lancio di petardi e bombe carta imbottite di schegge di metallo e legno, contro gli agenti. Quando alla fine, dopo ore di battaglia, sono stati dispersi, tra gli agenti si sono contati 6 feriti: quattro poliziotti agenti di polizia feriti e due giovani manifestanti. Un fatto bruttissimo che ci fa guardare alla manifestazione nazionale antifascista di domani a Roma con grande apprensione…
    M.