IL SERVIZIO POLITICHE ECONOMICHE DELLA UIL HA ELABORATO UNA SIMULAZIONE: TAGLIO DI 6 PUNTI AL CUNEO E COSTO DEL LAVORO GIÙ DI 1.440 EURO L’ANNO, PER ACCELLERARE LA RIPRESA

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    La strada per la ripresa economica poggia anche su idee e pianificazioni. Così, il servizio politiche economiche e territoriali della Uil, ha elaborato una simulazione coordinata dal segretario confederale Guglielmo Loy e pubblicato sul sito della Confederazione con cui il sindacato intende dare un contributo ad una delle ipotesi allo studio del governo per stimolare l’occupazione, la domanda interna e, per questa strada, la ripresa economica. L’eventualità prevede sei punti percentuali di taglio ai contributi previdenziali a carico delle imprese e dei lavoratori equivarrebbero ad un risparmio sul costo del lavoro di circa 1.440 euro l’anno medi, calcolato su un reddito di 24 mila euro. Una cifra che scenderebbe a 720 euro l’anno per uno stipendio di 12 mila euro passando per i 1.200 euro su un salario di 20 mila euro per arrivare a 2.100 euro su buste paga di 35 mila euro l’anno. Del resto, quella del taglio del cuneo contributivo, è un’idea che ha sempre accompagnato i vari governi e mai decollata in maniera sostanziale e strutturata per l’alto costo a carico delle casse dello Stato. Ed effettivamente, annota il Rapporto, la spesa che il governo dovrebbe inserire in bilancio per un taglio generalizzato del cuneo di sei punti percentuali oscillerebbe tra i 7,5 ed i 9,9 miliardi di euro. Ma se lo circoscrivesse ai soli neo assunti, così come la decontribuzione degli oneri previdenziali prevista dal Jobs act, allora il suo impatto, stima ancora la Uil, scenderebbe a 1,4-1,8 miliardi l’anno a seconda si taglino 3 o 4 punti percentuali. I benefici per imprese e lavoratori variano a seconda della percentuale di ’spartizione’ del tesoretto ottenuto con il taglio del costo del lavoro. Nell’ipotesi di ridurre di 3 punti percentuali quelli a carico delle imprese e di 3 punti quelli a carico dei lavoratori, i benefici medi per le imprese e lavoratori sarebbero di 720 euro annui cadauno, che scenderebbero a 360 euro per uno stipendio lordi di 12 mila euro e salirebbero a 1.050 euro per un reddito di 35 mila euro. Nel caso invece si spalmasse la riduzione per i 2/3 a favore delle imprese e 1/3 a favore dei lavoratori i benefici sarebbero pari, di media, a 960 euro l’anno per le imprese e 480 euro a favore dei lavoratori con uno stipendio medio di 24 mila euro che scenderebbero a 480 euro a favore delle imprese e 240 euro per uno stipendio di 12 mila euro salendo invece a 1.400 euro a favore delle imprese e 700 euro per un salario di 35 mila euro. Positive per la Uil anche le prospettive che si aprirebbero ai lavoratori che potrebbero scegliere se investire integralmente l’importo della riduzione in un fondo pensione con trattamento fiscale agevolato o travasarlo mensilmente in busta paga andando però incontro alla tassazione Irpef. Per quei lavoratori che decidessero di farsi mettere direttamente in busta paga l’importo della riduzione del cuneo contributivo il vantaggio varierebbe a seconda dell’entità della riduzione del cuneo: con un taglio di 3 punti percentuali infatti si avrebbe un beneficio medio di 494 euro al netto delle tasse (38 euro medi netti al mese). Importo che scenderebbe a 259 euro nel casi di uno stipendio di 12 mila euro (22 euro mensili) salendo invece a 615 euro (51 euro mensili) per uno stipendio di 35 mila euro. Nel caso di una riduzione di 2 punti dei contributi previdenziali invece i benefici medi scenderebbero a 329 euro netti per redditi di 24 mila euro annui, calerebbero a 137 euro netti per buste paga di 12 mila euro anno salendo a 408 euro netti annui per salari di 35 mila euro. La manovra ovviamente avrebbe un impatto, “di breve periodo”, anche sulle casse Inps che vedrebbero calare le entrate. Ma, calcola ancora il rapporto Uil, se tutti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato facessero l’opzione di avere la riduzione in busta paga l’erario farebbe “cassa” con l’Irpef pagata che ammonterebbe a 2,4 miliardi di euro, nel caso di una riduzione paritaria del cuneo contributivo, e di 1,6 miliardi di euro nel caso di una riduzione di 1/3 del cuneo contributivo. Un progetto al condizionale ma anche economicamente ‘condizionante’ per il Governo, che potrebbe però finalmente aprire una nuova strada nell’economia interna del Paese, guardando alla ripresa con maggior fiducia…

    M.