Ilva, Di Maio allarga l’incontro sull’Ilva: è necessaria trasparenza

    Sarà probabilmente caratterizzato dai toni accesi e dalla tensione l’incontro sull’Ilva convocato al Mise dal ministro dello Sviluppo e Lavoro, Luigi Di Maio, con l’obiettivo di presentare alle parti coinvolte l’Addendum con cui ArcelorMittal, futuro acquirente Ilva, si impegnerà a migliorare la questione ambientale del dossier, punto focale della trattativa con governo e sindacati. A far scattare la tensione la decisione di Di Maio di invitare al tavolo 62 delegazioni tra istituzioni, sindacati, associazioni e comitati.
    “Il tavolo – sottolinea Di Maio – non è stato convocato per trasformarsi in un club privato dove si discute nell’oscurità. Tutto deve essere trasparente”.
    Una decisione che ha colto di sorpresa anche la stessa ArcelorMittal: “Teniamo a precisare – hanno infatti specificato – che la nostra società non era stata messa previamente al corrente di tale decisione, che quindi anche per noi è del tutto inattesa”. Mittal comunque si dichiara “aperta al dialogo con tutti i portatori d’interesse e che questo avvenga nel rispetto delle istituzioni in un percorso condiviso, consono e costruttivo”, auspicando anche che “sarebbe utile avere al tavolo anche il ministero dell’Ambiente e i tecnici del Governo che hanno lavorato alla loro controproposta, i quali sono ovviamente portatori di un interesse qualificato in ragione del tema oggetto dell’incontro”.
    Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, ha invece optato per un approccio decisamente più forte, decidendo di non presentarsi all’incontro: “L’Amministrazione del Civico Ente – ha dichiarato – non si presterà a questo dilettantismo spaccone che il Ministro Di Maio ci spaccerà sicuramente per trasparenza e democrazia, ma in realtà è solo una sceneggiatura ben congegnata per coprire il vuoto di proposte e di coraggio”; Melucci accusa inoltre il governo di aver esteso l’invito “addirittura ad una serie di sigle pseudo associative e comitati, tra i quali si rinvengono quelle delle aggressioni in Prefettura nel giorno dell’ultimo tragico incidente nello stabilimento, sigle dunque spesso inclini al dileggio delle Istituzioni”.
    Sulla stessa linea anche la Fim di Marco Bentivogli, preoccupato per il futuro del confronto: “Condividiamo lo scoramento del sindaco di Taranto. Il ministro deve farsi garante del fatto che lo squadrismo resti lontano dalle sedi istituzionali”. Bentivogli guarda soprattutto al rischio “passerella” che incombe sul tavolo istituzionale: “Il rischio è quello. E la convocazione di domani mi sembra più un atto dovuto per dire che la riunione c’è stata che un confronto vero mentre io mi auguro che il ministro Di Maio capisca che il confronto è una cosa seria e non un riempitivo tra una cosa e l’altra”. “Non sono per escludere nessuno, sia chiaro – aggiunge – ma dico anche che verificare la rappresentatività di chi si invita mi sembra serio. La rappresentanza va misurata, non è un sentimento popolare che la determina”, ricordando inoltre come Fim Fiom Uilm e Usb rappresentino insieme circa l’85% dei lavoratori Ilva iscritti ai sindacati.
    La leader Fiom, Francesca Re David, auspica delle risposte decisive: “che facciano chiarezza sul percorso ancora da compiere”. “Chiederemo che il governo faccia estrema chiarezza sui tempi e i modi che ha in testa per portare avanti la trattativa – dichiara la leader Fiom – Non vorremmo trovarci di fronte ad un incontro in cui Mittal spiega le migliorie apportate e poi tutti a casa fino a chissà quando….”. Non solo: la Fiom “chiederà a Di Maio di convocare parallelamente il tavolo sul piano occupazionale visto che è ormai chiaro come la trattativa con Mittal non possa essere appannaggio solo dei sindacati ma coinvolga a tutti gli effetti anche il governo”, conclude.
    Luigi Di Maio intanto, non si è fatto attendere e in risposta alle critiche ha spiegato su Facebook che “il tavolo sull’Ilva è stato convocato perché ArcelorMittal ha chiesto di poter illustrare a tutti gli stakeholder le proprie proposte. Per me hanno diritto a partecipare tutte le rappresentanze dei cittadini coinvolti, incluse le associazioni e i comitati che in questi anni hanno svolto un ruolo essenziale. Ed è per questo che li ho invitati”. “Il tavolo – ha detto il ministro – non è stato convocato per trasformarsi in un club privato dove si discute nell’oscurità. Tutto deve essere trasparente perché tutti devono prendersi le responsabilità di ciò che propongono. Chi preferisce può liberamente scegliere di non partecipare. Da Ministro lo accetto, ma ne trarrò le dovute conseguenze. È finita l’epoca delle riunioni che escludono i cittadini da qualsiasi tipo di discussione” scandisce il ministro dello Sviluppo Economico. Il nostro metodo è un altro. Fa rima con partecipazione e trasparenza. Gli altri metodi, sbagliati, e i vecchi schemi mentali ci hanno portato dove siamo oggi e non ripeteremo gli errori di chi ci ha preceduto”, conclude Di Maio.
    “Convocare 62 associazioni senza nessun criterio di rappresentatività non è sinonimo di coinvolgimento e di apertura – ha replicato il leader Fim, Marco Bentivogli – Mettere insieme cariche elettive istituzionali e persone elette dai cittadini e dall’85% dei lavoratori insieme ad altri serve solo a fare in modo che nelle due ore che ci concede parlerà solo lui e l’azienda”. “Pensavamo che comprendesse che se in tv ci sono ancora giornalisti che non sanno cosa è la libertà di informazione e gli consentono il monologo, un ministro non possa invece scappare dal confronto democratico dove i monologhi non sono ammessi. Il ’club privato’ rischia di essere proprio la confusione di domani utile solo a nascondere le sue intenzioni e a evitare di confrontarle con noi”, incalza.
    “Ci auguriamo che il ministro comprenda che mortificare le istituzioni democratiche e il sindacato sia quanto di più sbagliato e controproducente specie in una partita difficile come l’Ilva”, aggiunge Bentivogli, ricordando inoltre che dall’insediamento al ministero Di Maio ha incontrato i sindacati sull’Ilva il 18 giugno e il 9 luglio per poi prorogare i commissari fino al 15 settembre. “Il tutto mentre le opere ambientali rallentano, le aziende dell’indotto licenziano e l’impianto è ogni giorno più pericoloso”, conclude Bentivogli.