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Immuni, nel decreto firmato da Speranza con i criteri di monitoraggio da adottare, l’app non c’è… ma c’è

In imminenza della fase 2 (anzi, 1 e mezzo), si delinea purtroppo anche la possibilità  di una ripresa dei contagi e, come è giusto che sia, il ministero della Salute si è già attivato per tempo, cercando di prevenire tale eventualità e come gestirne i primi segnali. Così Roberto Speranza, ministro della Salute, a posto la firma sul decreto ministeriale nel quale sono annoverati i criteri che determineranno le attività di monitoraggio rispetto all’evoluzione del epidemiologico che andrà a delinearsi.

L’app ‘Immuni’ non compare, ma c’è il tracciamento…

Come avrete modo di leggere, Speranza spiega perché e come funzionerà il piano di prevenzione e monitoraggio anche se, in tal contesto – non molto difforme, per concetto, dal modello coreano – al momento non viene minimamente accennato (se non ‘tra le righe’), l’uso della ‘tracciabilità’ attraverso la ‘famosa app Immuni’ che, ricordiamo, è stata più volte definita non obbligatoria. Tuttavia, almeno chi sarà contagiato entrerà comunque nel programma di tracciamento dunque, ci domandiamo, a questo punto diviene ‘inevitabile’ scaricarsi l’app per evitare spiacevoli sorprese?

Aspettando il vaccino, urge intercettare subito i focolai

“In assenza di un vaccino o di un trattamento farmacologico efficace, e a causa del livello di immunità della popolazione ancora basso, può verificarsi una rapida ripresa di trasmissione sostenuta nella comunità”, spiega l’introduzione al decreto, “Tutto questo, come anche suggerito dagli organismi internazionali, presuppone l’implementazione e il rafforzamento di un solido sistema di accertamento diagnostico, monitoraggio e sorveglianza della circolazione di Sars-CoV-2, dei casi confermati e dei loro contatti al fine di intercettare tempestivamente eventuali focolai di trasmissione del virus, del progressivo impatto sui servizi sanitari“. Ovviamente, spiega ancora l’allegato, “Allo stato attuale dell’epidemia, il consolidamento di una nuova fase, caratterizzata da iniziative di allentamento del lockdown e dalla loro progressiva estensione, può aver luogo solo ove sia assicurato uno stretto monitoraggio dell’andamento della trasmissione del virus sul territorio nazionale”.

Non si escludono sistemi informativi realizzati ad hoc

Inoltre, continua, ”Altri presupposti sono, per assicurare l’identificazione e gestione dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, una adeguata e tempestiva esecuzione dei tamponi per l’accertamento diagnostico dei casi, il raccordo tra assistenza primaria e quella in regime di ricovero, nonché la costante e tempestiva alimentazione dei flussi informativi necessari, da realizzarsi attraverso l’inserimento dei dati nei sistemi informativi routinari o realizzati ad hoc per l’emergenza in corso”. E già qui torna a palesarsi l’eventuale impiego dell’app ‘Immuni’ per tracciare i movimenti de positivi.

I casi di contagio devono essere limitati e gestibili

Così, “sono stati disegnati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati, attraverso sistemi di sorveglianza coordinati a livello nazionale, al fine di ottenere dati aggregati nazionali, regionali e locali”. Dunque, ”La fase di transizione dell’epidemia di Covid-19 si propone di proteggere la popolazione, con particolare attenzione per le fasce di popolazione vulnerabile, e di mantenere un numero di casi di infezione limitato e comunque entro valori che li rendano gestibili da parte dei servizi sanitari del Paese“.

Il testo elenca poi i criteri da valutare come “il mantenimento di un numero di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2 stabile ovvero un aumento limitato nel numero di casi nel tempo e nello spazio, che possa essere indagato in modo adeguato e contenibile con misure di controllo locali”. E ancora, “il mantenimento o riduzione del numero di casi di trasmissione in strutture che ospitano popolazioni vulnerabili (cluster in ospedali, Rsa, altre strutture assistenziali, case di riposo ecc.) e assenza di segnali di sovraccarico dei servizi sanitari”.

Ogni regione valuterà e comunicherà il grado di rischio

Sempre definiti dagli indicatori che classificano i vari livelli di contagio, non da meno poi “i valori di allerta, che devono portare a una valutazione del rischio congiuntamente nazionale e delle Regioni interessate, per decidere se le condizioni siano tali da richiedere una revisione delle misure adottate/da adottare ed eventualmente anche della fase di gestione dell’epidemia. Una classificazione di rischio moderato/alto/molto alto porterà ad una rivalutazione e validazione congiunta con la Regione interessata che porterà a integrare le informazioni da considerare con eventuali ulteriori valutazioni svolte dalla stessa sulla base di indicatori di processo e risultato calcolati per i propri servizi”.

Quindi, nel momento in cui dovesse essere accertato un rischio “alto/molto alto, ovvero un rischio moderato ma non gestibile con le misure di contenimento in atto, si procederà ad una rivalutazione delle stesse di concerto con la Regione interessata”. Inoltre, spiega ancor ai testo, “La classificazione aggiornata del rischio per ciascuna Regione deve avvenire almeno settimanalmente”.

Il ministero della Salute sarà la cabina di regia

Dal canto suo, il ministero della Salute fungerà da raccordo, tra le Regioni, le province autonome, e l’Iss, deputato a raccogliere lauti gli indizi necessari per poter valutare e indi indicare i valori di rischio. Ovviamente, viene specificato, “la ricerca e la gestione dei contatti, per essere condotta in modo efficace, deve prevedere un adeguato numero di risorse umane”.

Almeno una persona su 10mila sarà ‘tracciata’

Qui infine il passaggio che in qualche modo ‘apre’ all’uso dell’app in quanto, per rendere veramente funzionale ed affidabile l’attività di monitoraggio, si calcola che ciascuna nelle ‘articolazioni locali’ che concorrono alla ‘mappatura’ della situazione, possano contare su “non meno di 1 persona ogni 10.000 abitanti includendo le attività di indagine epidemiologica, il tracciamento dei contatti, il monitoraggio dei quarantenati, l’esecuzione dei tamponi, preferibilmente da eseguirsi in strutture centralizzate (drive in o simili), il raccordo con l’assistenza primaria, il tempestivo inserimento dei dati nei diversi sistemi informativi…”…

Max