INAUDITO IN UNA SCUOLA DI DALLAS: BIMBO DI 7 ANNI CON PROBLEMI COLPITO DAGLI AGENTI CON LA PISTOLA TASER, AMMANETTATO E CONDOTTO IN UN ISTITUTO PSICHIATRICO

    1495008397995.jpg--_urlava_e_dava_testate_al_muro______in_manette_a_sette_annifollia_a_scuola__dove_hanno_rinchiuso_questo_bambino.jpg (600×315)

    Hai voglia a cercare di capire e ‘giustificare’ il comportamento di molti agenti americani, spesso costretti ad aver che fare con personaggi pericolosi ed imprevedibili, in veri e propri ghetti pronti ad esplodere. Questo non per scusarne i metodi spesso brutali, quando estremi, visto il loro ‘grilletto facile’. Ma la notizia che giungeoggi da Dallas fa davvero accapponare la pelle. E’ accaduto in una scuola, dove un poliziotto non ha esitato a sparare con una pistola taser e ammanettare un bambino di appena 7 anni. La motivazione data è che si è cercato di “contenerte” il ragazzino, sofferente di Adhd, la sindrome di iperattività e deficit dell’attenzione. Gli agenti hanno riferito che il piccolo era in preda a una crisi e che continuava a sbattere la testa contro il muro della classe. “Le condizioni mediche e mentali del bambino – ha poi riferito secondo la Cnn – richied”ono un’assistenza specifica in ambito scolastico, ma contrariamente alle crisi precedenti, il suo insegnante di supporto non era presente in quel momento per riuscire a calmare e offrirgli ‘lo spazio sicuro’ necessario in questi casi”. Motivo per cui, ha poi affermato ironicamente David Ramirez, l’avvocato della famiglia del bimbo: “La scuola dunque ha deciso di chiamare la polizia locale, che lo ha colpito con scariche elettriche, lo ha ammanettato, provocandogli ferite, al fine di ‘contenerlo’. Il bambino – spiega ancora l’avvocato – ha raccontato alla madre che i poliziotti lo hanno portato nell’ufficio di presidenza, con le braccia ammanettate e bloccate dietro la schiena”. La famiglia, come documentato dalla foto consegnate alla Cnn, ha denunciato che il bambino presenta dei lividi sulle ginocchia e sulla schiena. Un comportamento definito dai familiari di “una violenza eccessiva contro un bambino che ha bisogno di cure particolari”. Successivamente al ‘fermo’, il bimbo è stato condotto in un centro psichiatrico senza consultare preventivamente i genitori, con la giustificazione che rappresentava “un pericolo per se stesso e per gli altri”. La cosa raccapricciante è che, oltretutto, il piccolo è rimasto nel centro una settimana, durante la quale – malgrado la sua condizione –  ha potuto vedere i genitori solo dopo due giorni di ricovero. Orribile anche la scuola, che si è lamentata sostenendo di ‘non capire l’eco mediatica che si è creata intorno alla vicenda’, trincerandosi poi dopo una coltre di silenzio. “Per le leggi sulla privacy – ha reso noto l’istituto attraverso un comunicato – per proteggere la vita privata di tutti gli allievi e delle loro famiglie, non possiamo confermare o smentire pubblicamente i fatti”.