Isis, ennesima decapitazione in Siria. Uccisi Peter Kassig e quindici soldati siriani – di Tatiana Pareti

    Kassig, 26 anni, si chiamava Abdul Rahman/Peter da quando si era convertito all’Islam. Era stato rapito il 1 ottobre mentre si trovava in Siria dove lavorava come operatore umanitario. Si era trasferito in Libano, dove aveva fondato l’organizzazione no profit Sera, Special Emergency Response and Assistance.

    Nel video, postato dall’Isis su diversi siti jihadisti, troviamo un boia con il volto coperto in piedi accanto ad una testa decapitata. A quanto riferiscono i media americani, nel filmato si vede anche la decapitazione di massa di 15 soldati siriani fatti prigionieri.Dal video sembra che il boia sia ancora una volta il “jihadista John”, l’uomo dall’accento britannico che ha già ucciso i britannici David Haines e Alan Henning, e gli americani James Foley e Steven Sotloff.  Da alcune indagini ancora non si è stati in grado però di identificare il giorno e l’ora nella quale è stato girato il video.

    Lo scorso 9 ottobre la madre di Kassig postò un appello su Twitter rivolgendosi al Califfo dell’Isis Abu Bakr al Baghdadi: «Sto provando a mettermi in contatto con lo Stato islamico a proposito della sorte di mio figlio. Sono una donna anziana e Abudl Rahman (il nome di Peter dopo la conversione all’Islam) è il mio unico figlio. Mio marito e io siamo soli, senza alcun aiuto dal governo. Vorremmo parlare con te. Come possiamo raggiungerti?».

    L’unica risposta che viene data oggi ai genitori di Peter è quella del premier britannico David Cameron che afferma: «Sono inorridito dall’assassinio a sangue freddo di Abdul-Rahman Kassig. L’Isis ha mostrato ancora una volta la sua cattiveria. I miei pensieri vanno alla famiglia». Il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, condanna la decapitazione dell’ostaggio americano Peter Kassig. In una nota il titolare della Farnesina afferma: «le mie condoglianze e la mia solidarietà vanno alla famiglia della vittima, al governo e al popolo americano».