Kurt Cobain: 25 anni fa la sua misteriosa morte

    Ricco, bello, dannato, bravo e, purtroppo, morto giovane. E’ il tragico identikit che relega un protagonista del panorama musicale all’onore del mito. Addirittura, qualcuno si è scomodato stilando una sorta di casistica, facendo notare ad esempio che molte rockstar hanno in comune l’età, vedi Jimi Hendrix, Jim Morrison, Janis Joplin, e Amy Winehouse, tutti morti a 27 anni!
    Ed anche l’artista del quale ricorre oggi il venticinquennale della sua drammatica scomparsa quando morì, quel 5 aprile del 1994 (ma il corpo fu rinvenuto in realtà 3 giorni dopo da un elettricista, nella serra presso il garage, nella sua casa vicino al lago Washington, nei dintorni di Seattle), aveva 27 anni.
    Stiamo parlando di Kurt Cobain, il controverso frontman leader dei Nirvana, band di grandissimo successo degli anni ’90, capace di imporre uno stile personale, definito ‘grunge’, al pubblico di tutto il mondo.
    Kurt (nato nel 1967  ad Aberdeen, un centro di 16mila anime, distante circa 60 km da Portland), fin da piccolo rivelò le sue spiccate doti artistiche iniziando a suonare la chitarra da giovanissimo nelle prime band. I Nirvana nascono invece qualche anno dopo, nel 1986, in seguito all’incontro con  Krist Novoselic. La loro storia discografica debutta con ‘Bleach’ (1989), e diviene ‘lavoro’ con il definitivo ingresso del batterista Dave Grohl, registrando così prima ‘Nevermind’, con il quale ‘esportano’ il sound grunge a livello planetario, e poco dopo ‘In Utero’. L’inquietante ‘torre a fungo’ di Seattle diviene così una sorta ‘marchio di fabbrica’ per questo genere musicale rock, asciutto, dove l’elettrico vibra e scoute, fulminando gli ascoltatori. 
    Nel frattempo Kurt si è sposato con Courtney Love, anche lei musicista anzi: cantante, attrice e pittrice, divenuta famosa a sua volta com e leader della band al femminile Hole.
    Le cose apparentemente sembrerebbero andare bene: i due si amano follemente, la musica va alla grande… ma come spesso capita, dietro questo eccentrico ed irrefrenabile musicista si nascondo demoni e fantasmi. Cobain soffre maledettamente il mal di vivere, e soltanto l’alcol e le droghe riescono a procurargli un benessere artificiale, quanto temporaneo e pericoloso.
    Ormai l’eroina, scorre nelle vene di Kurt al pari del sangue. I rapporti prendono una brutta piega, i suoi colleghi persino la moglie, si rendono conto ‘che non è più lui’. 
    I Nirvana hanno ama le ore contate: è impossibile programmare, decidere, ogni situazione comporta liti furibonde, ripensamenti… per incidere ‘You Know You’re Right’, che sarà la loro ultima cosa suonata insieme, Krist Novoselic, Dave Grohl e Pat Smear
    quel 30 gennaio del ’94, stringono i denti sopportando ogni follia o invettiva lanciata loro da Cobain. 

    Quella sua sinistra solitudine…

    Seguono settimane di assoluto isolamento per Kurt, nella sua dimora nascosta nel verde fuori Seattle. E’ solo, il telefono non squilla e lui non ha nessuno da chiamare. O meglio, nei momenti di lucidità realizza che Courtney è vicino a lui, nonostante tutto. Prova allora a cambiare aria, e decide di passare qualche giorno a Roma per distrarsi, fare il turista. La moglie lo raggiunge ed insieme si piazzano in un’elegante suite 
    dell’hotel Excelsior di via Veneto. Ma non cambia nulla. Nella notte Love lo sente star male, rantola e perde bava dalla bocca: è in ovedose. Si rende conto che Kurt ha ingerito qualcosa come 50 pasticche di Rohypnol sorseggiando champagne. Un’ambulanza lo trasporta prima al Policlinico Umberto I, dove riescono a riprenderlo per i capelli, poi  si decide di trasferirlo all’American Hospital, e viene ricoverato in coma farmacologico. 
    Ora le cose si sono maledettamente complicate, Courtney capisce che non si è trattato di un incidente seguito all’eccesso di na sera, ma di un vero e proprio tentativo di suicidio. 
    Non passano molti giorni infatti prima che avvenga il peggio. 
    Nonostante ciò, quando poi il giardiniere, poche settimane dopo, trovò il suo copro dilaniato da un colpo di fucile nel garage, non si capisce perché, nonostante i chiari segnali di disagio e squilibrio, Kurt sia stato lasciato completamente da solo. Fu infatti accertato dai medici legali che l’artista era morto tre giorni prima: nessuno lo aveva cercato? Anche sulle modalità del ‘presunto’ suicidio regna il più stretto riserbo. Probabilmente in questo caso, come è più volte capitato, ad ammantare di giallo la morte di una rockstar, gioca un ruolo predominante il fascino dell’interpretazione cospirazionista, così come, peggio, quella esoterico-cabalista. Fatto è, che piaccia o meno, per via della sua età al momento della scomparsa, ora anche Kurt Cobain fa parte del cosiddetto ‘Club dei 27’…
    Max