L’intervento del Presidente della Repubblica sul tema della corruzione – di Caterina Onofri

    Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, è intervenuto, all’Accademia dei Lincei, sul tema della corruzione, in virtù dell’inchiesta su Mafia Capitale, aperta in questi giorni.

    I punti principali, su cui si è soffermato, sono diversi.  Innanzitutto, il grave decadimento della politica italiana, ritenendo che, senza dubbio, la responsabilità sia della crisi, che abbia determinato come conseguenza, comportamenti antisociali e la mancanza di valori che, nell’Italia repubblicana, sono stati presenti per decenni, ma soprattutto valori che erano condivisi da tutti. Il secondo punto, è una sorta di “attacco” ai partiti politici, in quanto il Presidente ritiene che combattano male l’anti politica. Ciò che bisognerebbe fare, è sollecitare un’azione sistematica di riforma delle istituzioni e delle regole che definiscono il profilo della politica. Questo sforzo dovrebbe coinvolgere tutte le componenti dello schieramento politico. Nel terzo punto, si sofferma sulle cieche contrapposizioni che ci sono in Parlamento, dicendo in proposito che, soprattutto i giovani parlamentari, dovrebbero impegnarsi “a servizio del Parlamento e del Paese, impedendo l’avvitarsi di cieche spirali di contrapposizione faziosa e talora persino violenta”. In seguito aggiunge che devono, invece, alimentare “ragionevoli speranze per il futuro dell’Italia”.

    Nel quarto punto, si riferisce al passato, operando un confronto con il presente, per dire che, mai era accaduto, l’avvio in Parlamento, di metodi e atti concreti di intimidazione fisica, di minaccia, di rifiuto di ogni regola e autorità, di tentativi sistematici e continui di stravolgimento e impedimento dell’attività legislativa delle Camere. Aggiunge di essere particolarmente preoccupato, poiché in questo modo, il Paese sarebbe segnato da una delle più gravi patologie, ovvero la “patologia dell’anti politica”.

    Nell’ultimo punto, approfondisce questo concetto di “anti politica”, confrontandolo con il concetto di “anti europeismo”, dicendo in proposito che “gli ingredienti dell’anti politica si sono confusi con gli ingredienti dell’anti europeismo”. A suo parere, a tutto ciò “hanno certamente contribuito miopie e ritardi delle istituzioni comunitarie insieme a calcoli opportunistici degli Stati membri”.