LA BOCCIATURA DEL DEM PAGLIARI A VANTAGGIO DEL CENTRISTA TORRISI SCATENA LA BUFERA IN SENATO. INVOCATO DA ORFINI INTERVIENE PERFINO IL PREMIER GENTILONI: ‘FERITA DA SANARE’

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    I renziani giurano che ‘la fronda’ era rappresentata da M5S-Fi-Lega-centristi-Mdp, capaci di rendere vana  l’elezione a presidente della commissione Affari costituzionali del dem Giorgio Pagliari, a vantaggio del prevalsoil centrista Salvatore Torrisi. Un voto segreto (ma non troppo) quello andato in onda al Senato, che ha scatenato infinite diatribe in aula e in seguito al quale in serata Angelino Alfano ha chiesto al suo senatore di fare un passo indietro. Un ‘fattaccio’ per il Pd, che immediatamente ha indotto il Pd a chiedere un incontro al premier e al presidente della Repubblica per quanto accaduto al Senato. I renziani sono infatti convinti che, al di là di chi guida la commissione, quanto accaduto condurrebbe a due conseguenze oggettive: la prima, prevedibile, è che all’interno della maggioranza c’è chi non vuole la legge elettorale. Secondo Ettore Rosato, l’elezione di un centrista “che sostiene il proporzionale”, è di fatto un colpo a chi punta a un maggioritario come il Pd. L’altra ipotizzabile conseguenza è data dal fatto che oggi al Senato una maggioranza, diversa da quella che regge il governo, ha determinato l’incidente. Dunque, è evidente che in questo caso non c’è più una maggioranza a Palazzo Madama, se presente, è molto debole. E come temono i renziani, se il buongiorno si vede dal mattino, figurarsi nel caso in cui ci si troverebbe a discutere  su un provvedimento cruciale per il governo. Una ragione di più per rinfocolare il mai sopito ricorso al voto anticipato. “Ciò che è successo in prima commissione – sbotta Lorenzo Guerini – è il tradimento di una normale modalità di stare insieme in maggioranza. Siamo molto preoccupati per quello che è avvenuto”. Ettore Rosato aggiunge che “quanto si sta in maggioranza la lealtà non è un optional”. Dla canto suo Matteo Orfini tiene a ribadire: “Gentiloni è il nostro presidente del consiglio con lui vogliamo confrontarci sulla maggioranza di governo. Abbiamo raccontato al presidente quello che è successo e manifestato preoccupazione per quello che è accaduto, sottolineando la gravità. Abbiamo discusso insieme di come noi vogliamo affrontare questo passaggio – conclude Orfini – C’è una ferita che bisogna cercare di sanare, viene da dentro la maggioranza di governo, noi abbiamo sempre garantito lealtà e ci aspettiamo lealtà, che oggi non c’è stata”. Tuttavia, lasciando il palazzo Orfini tiene a sottolineare: “Abbiamo apprezzato le parole di Alfano”. Gentiloni dopo aver ascoltato sia Orfini che Guerini, ha condiviso le loro preoccupazioni, ribadendo il suo impegno nel contribuire al rafforzamento della coesione della maggioranza. In particolare il presidente Dem punta il dito contro i centristi ed il Mdp: “Mdp non agisce come una forza della maggioranza. E’ uscito dal Pd per votare insieme alla destra contro il governo e contro la maggioranza”. Ma i ‘due alleati’ accusati replicano alle accuse. Il Mdp precisa che con il blitz contro il Pd non ha nulla a che vedere, piuttosto, i dem “dovrebbero guardare a casa loro…”. Un polverone dove tutti sono contro tutti, nessuno escluso. Ed ora sulla tempistica che seguirà la scelta del nuovo presidente di commissione dopo il passaggio di Anna Finocchiaro al governo, qualcuno osserva che “Ogni decisione presa da Zanda è sempre stata concordata con i vertici del Pd e con il gruppo”, compresa quella di rallentare la pratica Affari Costituzionali. “Senza Zanda non so come sarebbero andate le cose – sbotta un senatore vicino al presidente – la gestione del gruppo in questi anni è stata dura, difficoltosa, ma mai ci sono state sbavature…”. E sulla baraonda di oggi in Senato, altri riferiscono che “in più occasioni e con ogni interlocutore Zanda aveva fatto presenti le insidie di questo voto. Ma detto questo, ha lavorato in ogni modo per far eleggere Pagliari”. In ultimo, tanto per ‘calmierare’ gli animi, anche la voce che dietro al caos scoppiato al Senato avrebbe un ruolo addirittura Berlusconi, in quanto, giura qualcun altro, Torrisi sarebbe prossimo al passaggio in Forza Italia.