La politica internazionale rallenta i mercati. Spread ancora a 300 punti

    L’andamento della politica italiana non fa diminuire lo Spread che ancora si mantiene stabile sui 300 punti. Rimangono fermi i Future che non danno un accenno di cambiamento mentre il decennale italiano rimane al 3,5%. Gli investitori si aspettano importante novità dal Draft budgetary plan italiano, un documento integrativo alla manovra finanziaria che verrà inviata ai vertici Ue e dovrà chiarire alcuni punti inerenti le stime della finanza pubblica e dove il provvedimento andrà ad incidere. Intanto però Lega e M5S hanno espresso posizioni divergenti sull’ultimo meeting riguardante la manovra. Il motivo del contendere è stato il condono fiscale. Ma il mercato azionario non guarda solo a ciò che succede a casa nostra. C’è preoccupazione verso i dazi che gli Usa stanno imponendo nei confronti nella Cina, che potrebbe sfociare in qualcosa di ben più grave, riguardando direttamente i due Paesi coinvolti. Il mercato asiatico, pur essendo decisamente piatto, ha mostrato piccoli segnali positivi. Tokyo ha aperto con +1,25%, dove i titoli nipponici stati favoriti anche dall’indebolimento dello yen. Sul calo di Wall Street ha inciso la drammatica vicenda del giornalista dissidente saudita Khashoggi, resa ancor più grave dalla notizia dei media americani che Riad sarebbe pronta a confessare che il reporter – scomparso il 2 ottobre scorso nel consolato del proprio Paese ad Istanbul, Turchia – è stato fatto fuori durante un interrogatorio. Trump potrebbe decidere di imporre nuovi dazi anche nei confronti degli Emirati Arabi, mentre moltii capi di governo di diversi nazioni stanno decidendo di non partecipare alla “Davos nel deserto”, una conferenza prevista a Riad, capitale saudita, a fine ottobre. Ha sofferto il comparto tecnologico in attesa dei conti di Netflix (-0,88% per il Nasdaq). Montano intanto le preoccupazioni per i conti pubblici Usa: il primo anno fiscale completo dell’era Trump è finito con un deficit ai massimi di sei anni. Il Dow ha perso 0,35%, lo S&P500 ha ceduto lo 0,59%. Euro in calo all’avvio di giornata. La moneta unica scambia a 1,1568 dollari con un ribasso dello 0,1%. In Asia lo yen cede sul biglietto verde e perde lo 0,3% a 111,1. Ricca l’agenda macroeconomica con ordinativi e fatturato dell’industria italiana, indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche, prezzi al consumo e bilancia commerciale di nuovo in Italia. Negli Usa si guarda alla produzione industriale e al rapporto JOLTS sui posti di lavoro vacanti, insieme all’indice Nahb sul mercato immobiliare. Il rallentamento della produzione in Iran, in vista dell’arrivo delle sanzioni Usa il 4 novembre, fa salire il prezzo del petrolio sui mercati. Il greggio Wti del Texas sale dello 0,2% a 71,9 dollari al barile mentre il Brent avanza dello 0,33% a 81,05. Secondo i dati di Refinitiv Eikon infatti l’export dell’Iran a paesi come India, Cina e Turchia è sceso a 1,3 milioni di barili al giorno nel mese di ottobre, contro i 1,6 milioni di settembre e i 2,5 di aprile quando Trump si ritirò dall’accordo sul nucleare firmato dal suo predecessore. Lieve calo per il prezzo dell’oro sui mercati. Il metallo con consegna immediata quota 1225 dollari l’oncia, con un ribasso dello 0,15%.