LA TERRA CONTINUA A TREMARE, ALL’ALBA NUOVI CROLLI AD AMATRICE. IL BILANCIO AGGIORNATO E’ DI 267 VITTIME E 387 FERITI. IL GOVERNO EROGA I PRIMI FONDI: RICOSTRUIRE DALLE MACERIE

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    Continua purtroppo ad aggravarsi il bilancio delle vittimedel terribile sisma che ha colpito il Centro Italia: ‘al momento’ sono 267 i morti accertati. Un dato diramato stamane da Titti Postiglione, direttrice dell’ufficio emergenza della Protezione civile, nel corso di una conferenza stampa. Sono 387 i feriti in totale. Delle 267 vittime del sisma, 207 hanno perso la vita ad Amatrice, 11 ad Accumuli e 49 ad Arquata. I feriti portati in ospedale sono 387 ma alcuni di loro sono stati dimessi. “Dall’inizio di questa sequenza – ha aggiunto la Postiglione – l’Ingv ha registrato 928 scosse. Solo dalla mezzanotte di oggi se ne sono avute 57 e tra questo quella 4.8 delle 6.28 di questa mattina”. Una notte, anche quella appena passata, funestata da numerose scosse tra Umbria, Lazio e Marche. La più forte, registrata dall’Ingv questa mattina alle 6.28 sempre nella zona di Rieti, ha avuto una magnitudo 4.8. La forte scossa avvertita ad Amatrice è avvenuta a una profondità di 11 km. Tuttavia prosegue, incessante, l’attività sismica con scosse di magnitudo inferiore. E si registrano nuovi crolli, soprattutto ad Amatrice, fortunatamente non sono state coinvolte le squadre dei vigili del fuoco che stanno continuando a scavare tra le macerie nel paese duramente colpito dal sisma. “Il Ponte ’A tre occhi’ sulla strada regionale 260 che porta ad Amatrice – ha aggiunto ancora la Postiglione – è stato chiuso perché danneggiato. Danno che si è acutizzato dopo la scossa di questa mattina”. Dunque, si sta cercando una soluzione alternativa perché “è un ponte molto importante per il trasporto, per la movimentazione dei soccorritori. Sul posto ci sono il gestore della strada, i vigili del fuoco, le forze del Genio dell’esercito italiano per valutare la situazione e capire quale soluzione è possibile”. Intanto, domani alle 11,30, ad Ascoli Piceno avranno luogo i funerali delle vittime marchigiane. Alla cerimonia nella palestra di fronte l’obitorio di Ascoli parteciperà anche il capo dello Stato Sergio Mattarella. A celebrare i funerali sarà il vescovo di Ascoli monsignor Giovanni d’Ercole. Al momento sono 2100 i posti letto occupati dagli sfollati nelle tendopoli allestite nel Lazio e nelle Marche, dove sono attualmente disponibili circa 3500 posti, ma potrebbe aumentare in base alle necessità, soprattutto nel corso della notte. Dei 2100 gli sfollati nelle tendopoli allestite dalle unità mobili delle varie regioni e dalle associazioni di volontariato, 653 hanno passato la notte nel Lazio, 920 nelle Marche e 600 in Umbria. Le associazioni di volontariato presenti sul territorio sono la Cisom, l’Anpas e l’associazione Misericordie. Il governo, come già preannunciato, nel corso del Cdm di ieri ha deliberato “lo stato di emergenza e i primi 50 milioni di euro per i primi interventi necessari, il blocco delle tasse che – ha detto il premier Matteo Renzi – il ministro Padoan si accinge a firmare: tutte misure iniziali ma che sono il primo segno di attenzione per i territori terremotati”. “Prima di essere dei politici, siamo degli uomini. Per questo ora diamo la priorità al dolore e alle lacrime” ha detto Renzi. Dolore, lacrime, ma anche “grande orgoglio” per la “straordinaria reazione popolare”, che c’è stata, “in Italia e anche all’estero”. “E’ stata una gigantesca calamità naturale’’, ma ora “la priorità di questo governo è la ricostruzione”. E proprio sui tempi che comporterà la ricostruzione: “Vogliamo procedere il più veloce possibile”. “L’Italia non deve avere una concezione solo emergenziale. Nella gestione dell’emergenza siamo i più bravi del mondo, ma non basta. Adesso serve un salto di qualità per affermare la cultura della prevenzione”. Dal canto suo il ministro delle Infrastrutture ha tenuto subito a bocciare “città nuove: i paesi rinascano dov’erano”. Graziano Delrio è infatti assolutamente contrario al modello delle new town inaugurato a L’Aquila dopo il sisma del 2009 e, in un’intervista al Corriere della Sera, si dice certo che “i sindaci preferiranno ricostruire il proprio paese lì dov’era, non abbandonare quello vecchio per farne uno nuovo da un’altra parte. Sono stato sindaco, come Matteo Renzi. E le nostre città sono la nostra storia, tanto più in quei piccoli borghi che rappresentano il cuore dell’Italia. La gente che vive lì va ascoltata, il governo non forzerà la mano”.

    M.