LEGA: RITORNA A PONTIDA, FRA TENSIONE E APPELLI ALL’UNITA’

    La Lega Nord torna, dopo due anni, a Pontida per ribadire la propria unita’. Dopo gli scandali che hanno colpito il Carroccio e che hanno fatto saltare l’appuntamento lo scorso anno, sullo storico pratone del piccolo centro bergamasco i dirigenti della Lega hanno voluto ancora una volta incontrare la base con una sola parola d’ordine: “niente divisioni, siamo alla svolta”. Una unita’ ribadita dai due leader storici del movimento, Umberto Bossi e Roberto Maroni, e sottolineata in mattinata dal segretario nazionale lombardo, Matteo Salvini. “La battaglia -ha detto- si vince solo si si e’ uniti e la rivoluzione la si fa se le truppe sono compatte”. Intanto, pero’, sul pratone di Pontida si e’ registrato qualche momento di tensione quando alcuni militanti veneti hanno distribuito alcuni volantini raffiguranti Maroni in versione pinocchio. Si e’ quasi venuto alle mani e con non poca difficolta’ gli organizzatori sono riusciti a riportare la calma. Una volta salito sul palco Bossi e’ stato salutato da numerosi applausi e cori in suo onore, soprattutto da parte degli stessi veneti che in un primo momento avevano fischiato l’intervento del segretario della Liga Veneta, Flavio Tosi. “I fischi -ha chiosato Bossi- riservateli a quei lecchini di regime che continuano a parlare di divisioni. Ai giornalisti che scrivono cose non vere su di noi”. Tuttavia il ’grande vecchio’ non ha voluto nascondere un certo malumore all’interno del movimento. “Chi dice che tutto va bene esagera e si sbaglia -ha sottolineato Bossi- e sono soprattutto dei ’leccaculo’. Io pero’ -ha tenuto a precisare- ho fatto la Lega non per romperla. Certo c’e’ qualche cosa da migliorare e la miglioreremo senza timore. Rivolgendosi ai militanti Bossi ha poi difeso la base del movimento: “spiace -ha detto- vedere che la base a volte e’ trattata male. Le cariche non possono essere eterne -ha aggiunto- e non possiamo far dipendere le scelte solo dal Consiglio federale. Al nostro interno c’e’ un momento di crisi di democrazia che supereremo. Non c’e’ niente di perso. C’e’ anche chi diceva nei giorni scorsi ’speriamo che i bossiani non vadano a Pontida’. Siamo qui -ha sottolineato Bossi- anche perche’ questa deve essere una festa”. Al termine del suo intervento Bossi e’ stato raggiunto sul palco da Maroni e i due si sono abbracciati, quasi a sancire la definitiva pace dopo gli screzi degli ultimi mesi. Maroni ha poi invitato i militanti a unirsi in un unico corro “Lega, Lega, Lega” e non Maroni o Bossi. “Ancora una volta siamo qui -ha detto il Segretario federale- in tanti per smentire quei gufi che volevano una Lega divisa, finita, alla resa dei conti. Andate tutti quel Paese giornalisti di regime -ha aggiunto- noi siamo ancora qui per portare a termine il grande progetto ’Prima il nord’”. Un progetto, ha spiegato Maroni, che prevede la realizzazione della macroregione e soprattutto la possibilita’ di trattenere sul territorio il 75% delle tasse pagate. “Per questo -ha spiegato- se serve siamo pronti a fare la guerra a Roma e al Governo. Abbiamo tempo fino al 31 dicembre -ha avvertito Maroni- fino ad allora siamo pronti a trattare. Se pero’ il Governo ci dice di no, noi ci impegneremo a superare autonomamente i vincoli posti da Roma”. In sostanza, a non rispettare il patto di stabilita’ nonostante il nuovo decreto firmato dal governo sulla restituzione dei crediti vantati dalla Pubblica Amministrazione. “Oggi -ha ribadito Maroni- siamo alla svolta, non possiamo dividerci perche’ e’ quello che vogliono i nostri avversari. Hanno paura di noi e per questo sparano stronzate. L’unita’ del movimento e’ fondamentale per ottenere risultati concreti e il risultato concreto e’ uno solo: la nostra liberta’”. Maroni ha quindi presentato una mozione firmata oltre che da lui in veste di governatore della Lombardia, anche dai presidenti di Veneto e Piemonte, Luca Zaia e Roberto Cota, con la quale si prende l’impegno di rinegoziare con il governo il fiscal compact e i livelli di pressione fiscale e, in caso di parere negativo da Roma, di superare autonomamente i vincoli imposti. La mozione, inoltre, ribadisce la volonta’ di costituire la Macroregione del nord e di intraprendere ogni iniziativa finalizzata a garantire almeno il 75% delle risorse del gettito tributario sul territorio. Ridurre inoltre la pressione fiscale ed effettuare un referendum attraverso il quale si possa sancire la Macroregione. Maroni ha poi chiesto a Bossi di fare da ponte con Roma perche’ e’ chiaro, ha detto, che in questa prospettiva “i nostri rappresentanti nella capitale devono andare giu’ a fare la guerra e anche tu, caro Umberto, lo devi fare. La tua esperienza, maturata in questi anni, ci tranquillizza”. Maroni, prima di lasciare il palco, ha poi ricordato lo scandalo “che un anno fa ha travolto la Lega. Siamo riusciti a recuperare grazie a tutti, anche a Bossi”, ha aggiunto, ricordando la promessa fatta, cioe’ quella di restituire i famosi diamanti acquistati con i soldi della Lega dall’allora tesoriere Francesco Belsito: “Eccoli i nostri diamanti”, ha detto Maroni, riferendosi ai numerosi militanti. Quindi, aprendo alcune scatole contenenti delle buste simbolo che rappresentavano il frutto della rivendita dei diamanti, ha spiegato che “saranno distribuiti tra i numerosi militanti meritevoli che tengono alto il valore della Lega non per le loro poltrone”.