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“L’Italia è incapace di proteggere le vittime di violenza domestica”, l’umiliante condanna espressa dalla Corte di Strasburgo

Mentre, giustamente, l’attenzione generale è rivolta alle atrocità che si consumano quotidianamente in Ucraina, nel nostro Paese prosegue invece silente l’altrettanto orribile mattanza di donne.

Femminicidi spesso cruenti, per lo più consumati all’interno della mura domestiche, a fronte di situazioni – il più delle volte – ‘ben conosciute’ anche dalle ‘svogliate’ forze dell’ordine. 

Così, continuando ancora una volta a ‘nascondere la polvere sotto il tappeto’, l’Italia prosegue con grande impegno a cercare di imporre anche la sua ‘personalità’ in ambito europeo dove, purtroppo, al di là delle chiacchiere’ (rispetto a paesi molto più civli di noi), siamo sempre mal considerati.

Strasburgo, la Corte condanna l’Italia per aver violato l’Art. 2 2 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo: non ha evitato l’omicidio di un bimbo

Ed oggi infatti, puntuale, la Corte di Strasburgo ha annunciato di aver condannato l’Italia per aver addirittura violato l’articolo 2 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo. Nello specifico del caso (uno fra i moltissimi), l’Italia non sarebbe uscita ad evitare l’omicidio di un bimbo di appena 1 anno, ed il tentato ‘femminicidio della madre’.

Strasburgo: un uomo notoriamente affetto da disturbo bipolare della personalità, ha ucciso il figlio, e ferito la moglie e l’altra figlia

Il caso finito sotto la lente d’ingrandimento della Corte di Strasburgo, ci riporta al 2018, nella provincia fiorentina, a Scarperia, dove ad un uomo al quale era stato ‘diagnosticato’ – quindi da una commissione medica – un disturbo bipolare della personalità – un bel giorno ha ucciso a coltellate il figlio, e ferito gravemente la compagna, non risparmiando la stessa sorte all’altra figlia, anch’essa salvatasi per un miracolo.

Strasburgo, la Corte: “L’Italia non ha ‘protetto’ una madre e i suoi figli da un padre violento”, nonostante le diverse denunce presentate

Dunque la Cedu ha giustamente obiettato che evidentementel’Italia non ha ‘protetto’ una madre e i suoi figli da un padre violento, visto che, malgrado l’evidenza, “non ha messo in atto misure di protezione e non ha adeguatamente valutato o affrontato i rischi di violenza – e qui la ‘solita vergogna’ – nonostante le diverse denunce presentate dalla madre”.

Strasburgo, la Corte punta il dito contro “l’inerzia dei pubblici ministeri” e la colpevole assenza delle autorità competenti, che sapevano   

Secondo la Corte quindi, malgrado il grave rischio denunciato dalla donna, ”i pubblici ministeri sono rimasti passivi”, permettendo così all’uomo di perseverare nei suoi confronti, attraverso comportamenti sempre più violenti.

La loro inerzia – scrive la Cedu sempre sui pubblici misteri italiani – ha consentito al partner della ricorrente di continuare a minacciarla, molestarla e aggredirla senza ostacoli e nell’impunità“. Dal canto loro poi, altra notoria ‘piaga’,le autorità competenti non hanno agito né immediatamente, come richiesto nei casi di violenza domestica, né in qualsiasi altro momento”.

Strasburgo, la Corte riconosce alla sfortunata madre un ‘risarcimento simbolico’ di 32 mila euro per danni morali e loda i legali

La lunga sentenza riconosce a favore della donna anche un ‘risarcimento simbolico’ di 32 mila euro per danni morali, così come viene riconosciuta anche la correttezza del ricorso della difesa, rappresentata dai legali, Massimiliano Annetta e Roberta Rossi i quali, ben conoscendo le falle della nostra Magistratura, prima di chiedere un risarcimento in Italia, hanno pensato bene di essersi rivolti a Strasburgo. Infatti, secondo la Corte di Strasburgo, “la difesa non disponeva di un rimedio civile da esaurire per far valere il fallimento dello Stato“.

Strasburgo, l’avvocato: “Una sentenza dirompente, tombale, che non ha precedenti e che rappresenta un capitolo amaro per l’Italia”

Dal canto suo uno dei due legali della donna, l’avv. Massimiliano Annetta, ha commentato: ”Una sentenza dirompente, tombale, che non ha precedenti e che rappresenta un capitolo amaro per l’Italia“. Secondo l’avvocato il risarcimento di 32mila euro per il danno morale “parla di somma simbolica ma altissima guardando alle cifre elargite da Strasburgo”. Dunque, rimarca il legale, ”siamo in presenza di una sentenza molto interessante e per certi versi dirompente, che impone allo Stato italiano un rafforzamento delle misure di protezione delle vittime di reati violenti”. Inoltre, “Per la Corte le autorità non hanno esercitato la diligenza richiesta venendo meno al loro obbligo di proteggere la vita della ricorrente e quella di suo figlio. Di particolare rilievo l’affermazione della Corte che ha ritenuto immediatamente esperibile il ricorso perché all’interno dello Stato non sussistono rimedi da perseguire per far valere il fallimento dello Stato nell’obbligo di protezione. Un obbligo stabilito per legge“.

Strasburgo, i legali: “Le vittime rimaste prive di ascolto e protezione da parte delle autorità statali potranno esperire ricorso alla Corte europea”

Una sentenza che diviene un prezioso precedente, tanto è che i legali – preferendo di rivolgersi a Strasburgo prima di chiedere un risarcimento in Italia –  la decisione della Corte europea ora “sta a significare che le vittime rimaste prive di ascolto e protezione da parte delle autorità statali potranno, immediatamente, esperire ricorso alla Corte europea per chiedere un risarcimento in conseguenza della violazione dell’obbligo di protezione del loro diritto alla vita. Questa sentenza – argomenta infatti l’avv. Annetta – potrebbe portare a un incremento esponenziale delle richieste direttamente alla Corte dei Diritti dell’Uomo”, conclude l’avvocato Annetta.

Strasburgo, la sfortunata madre: “Ho sempre avuto la sensazione di abbandono e oggi per la prima volta sento di non essere più sola”

La povera donna suo malgrado protagonista di questo sconcertante caso, appresa la sentenza della Corte di Strasburgo ha commentato: ”Sono scossa positivamente. Ho sempre avuto la sensazione di abbandono e oggi per la prima volta sento di non essere più sola“.

Max