Maggioranza a Palazzo Chigi per la manovra, Conte: Mercoledì alle Camere

    Di ritorno dalla visita lampo in India, il premier Giuseppe Conte, nella serata di ieri, ha presieduto la riunione a Palazzo Chigi convocata per la manovra di bilancio. La discussione si è protratta fino a notte fonda, nonostante fonti della maggioranza avessero messo in dubbio che si riuscisse a chiudere il ddl in tempo utile. L’obiettivo del governo gialloverde è di inviare il testo della legge di bilancio in Parlamento nella giornata di mercoledì: a confermarlo lo stesso Conte con un post pubblicato sui social. Sul tavolo di Palazzo Chigi resta la necessità di rispondere ai rilievi dell’Ue.
    Ma nella riunione notturna di Conte e del ministro Giovanni Tria con i ministri M5s Danilo Toninelli e Riccardo Fraccaro, il sottosegretario Laura Castelli e i tecnici del Mef, si sarebbe partiti da uno dei nodi irrisolti del testo della manovra: la guida della cabina di regia sugli investimenti che Toninelli rivendicava per sé. Una questione “tutta interna ai Cinque stelle”, secondo la Lega, che ha platealmente disertato il vertice di Chigi. Ma altre questioni restano aperte nella maggioranza, dalla disciplina di reddito di cittadinanza e quota 100, che dovrebbe essere affidata a due ddl collegati alla legge di bilancio, fino a quella delle pensioni d’oro, su cui è nota la prudenza dei leghisti. E, nonostante la Lega definisca il testo “chiuso”, in ambienti di governo non si esclude che nuove riunioni “di rifinitura” possano svolgersi prima dell’invio del ddl alle Camere. Non è escluso che l’incontro sia anche l’occasione per discutere dei rapporti con Bruxelles e della risposta che l’Esecutivo è chiamato a dare all’Ue entro il 13 novembre. Ufficialmente la linea non cambia: “Non rivediamo alcunché, il 2,4% è quello – puntualizza il premier parlando del deficit – è una manovra che non abbiamo improvvisato, ma abbiamo detto che è un tetto massimo”. Stare sotto questa asticella non è però cosa facile ma certo diluire le misure principali, come la riforma della legge Fornero sulle pensioni e il reddito di cittadinanza potrebbe essere una delle vie d’uscita. Luigi Di Maio, alle prese con i malumori della propria base in questi giorni per la marcia indietro sulla Tap ma anche per le misure contenute nel decreto legge sicurezza, assicura però che il “cronoprogramma” è chiaro: le due misure bandiere del governo giallo-verde saranno “oggetto di decreto subito dopo la legge di bilancio o prima della fine dell’anno”. Se a inizio settimana M5S-Lega guardando i mercati hanno tirato un mezzo sospiro di sollievo, gli ultimi dati Istat fotografano un Paese che dopo tre anni smette di crescere e rendono più difficile, secondo gli analisti, immaginare di centrare gli obiettivi di finanza pubblica che fissano il Pil nel 2018 all’1,2 e nel 2019 lo fanno salire all’1,5%. Ma non per il governo. Il premier Giuseppe Conte, ma anche i due vicepremier, derubricano la notizia sostenendo che fosse attesa: “Lo avevamo previsto – assicura il presidente del Consiglio dall’India – proprio per questo faremo una manovra espansiva”. E scaricano la responsabilità sul passato e sugli avversari. Per Luigi Di Maio “il risultato del 2018 dipende dalla manovra approvata a dicembre 2017, che è targata Partito Democratico”. Idem Matteo Salvini: il rallentamento è da imputare ai predecessori, troppo “ubbidienti” nei confronti di Bruxelles. Ragione in più, continua, “per tirare avanti diritti come un treno sulla manovra”. Ragionamenti che per l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sono da classificare come “risibili”: i dati sono “peggiori” delle aspettative, osserva, e questo senza dubbio lo si deve alla congiuntura internazionale ma anche al “governo gialloverde che si sta facendo male da solo”. E critica si mostra anche Confindustria: la crescita, afferma il presidente degli industriali, Vincenzo Boccia, è fondamentale per la sostenibilità di questa manovra”.