Manovra, tagliate pensioni a vittime leggi razziali e perseguitati politici

    50 milioni di tagli a “pensioni di guerra e assimilate, persecuzioni politiche e razziali”. Tra i risparmi nella manovra, in una tabella del decreto fiscale legato alla legge di bilancio, emerge una misura secondo cui Aned, l’associazione nazionale precedentemente deportata nei campi nazisti, definisce “eticamente una disposizione odiosa”. Sulla stessa falsariga, Ucei, l’associazione nazionale delle comunità ebraiche: “Rimaniamo sgomenti da questo decreto indifferente con cui il governo italiano, proprio nell’ottantesimo anniversario delle leggi razziste del 1938, intende promuovere l’oblio piuttosto che rafforzare il ricordo di cosa successo, attraverso la cancellazione dell’unica misura che era in qualche modo riparatrice, stabilita tardi “.

    Queste sono pensioni molto basse: circa 480 euro per gli ebrei colpiti dalle leggi razziali (circa 2.000 ancora vivi, si calcola l’Ucei), un po ’di più, circa 600, per gli ex deportati nei campi nazisti, ora ridotti a poche decine di sopravvissuti , dice il presidente dell’Aned, Dario Venegoni: “I miei genitori, entrambi deportati, sono morti ormai 30 anni fa. Questa rendita, non parliamo di pensioni, è stata data a tutti i deportati nei campi di concentramento definiti KZ, che fanno parte di una lista pubblicata in una Gazzetta Ufficiale della Repubblica Federale di Germania nel 1970. Sono perseguitati politici, quindi all’età di almeno 16 anni: c’è un’eccezione, di due quattordicenni, uno è morto a Mathausen, l’altro è ancora vivo. I pochissimi sopravvissuti hanno più di novant’anni. C’è un’erosione naturale di coloro che hanno diritto: la reversibilità è prevista solo per il coniuge e in pochissimi casi anche per i bambini sopra i sessanta, con un reddito molto basso tet C’è un calo fisiologico di quelli che non hanno bisogno di un taglio da parte dello Stato: se tagli, non può esserci che un ragionamento politico “.

    Anche perché, ragiona Venegoni, quella stessa tabella allegata al decreto fiscale prevede solo un milione di tagli per gli acquisti di ministeri: “E ’un provvedimento odioso, non è possibile celebrare le leggi razziali e quindi rimuovere l’assegno per chi è stato gettato uscire da scuola perché è ebreo e perseguitato dallo Stato, o deportato in un campo di concentramento, non è un risarcimento, perché una persona che ha sofferto di questo con poche centinaia di euro al mese non è compensata: è un riconoscimento del Le responsabilità di Non si tratta di dire a tutti che fanno la loro parte, c’è lo stato che non ce la fa, stiamo aspettando di sapere come funzioneranno i tagli, speriamo almeno in una trasparenza successiva, dato che non siamo stati informato il suo tempo, prima che questa disposizione venisse fuori “.

    Ucei ha scritto al governo e al Parlamento per riconsiderare la scelta fatta, “permettendo – scrive Noemi Di Segni – così a coloro che hanno vissuto quel periodo oscuro della storia e quelli che hanno sofferto persecuzioni a difendere i valori oggi sanciti dalle nostre Costituzioni per continuare, per qualche altro anno, per vivere, o meglio, sopravvivere “.

    Non è chiaro se il taglio opererà con una riduzione o con la cancellazione totale dei controlli. Tuttavia, quando si converte il decreto, c’è la possibilità di intervenire e di eliminare la regola in Parlamento. Le associazioni che proteggono le persone interessate sperano che questo possa ancora accadere. La legge che stabiliva le rendite risale al 1955: le persone coinvolte erano tutte nate prima del 1945. Il decreto fiscale è attualmente al Senato Finance Committee.