MENTRE SULLA LEGGE ELETTORALE IMPAZZA IL TOTO-ALLEANZE, IL PD RAFFORZA I PROPRI DUBBI NEI CONFRONTI DI UN ACCORDO CON IL M5S SULL’IPOTESI DECRETO: ‘NON POSSIAMO CONTARCI’

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    “Sui 5 Stelle non possiamo contare”, ne è convinto un importante funzionario Dem il quale, dopo essersi lungamente confrontato con ‘quelli del M5s’ a proposito della legge elettorale, è più che mai convinto che la soluzione sia altrove: o il tedesco metà proporzionale e metà maggioritario con Forza Italia, oppure, in ultima battuta, persino il decreto con le correzioni chieste dalla Consulta all’Italicum,  che proprio oggi ha avuto l’ok di un pezzo dell’opposizione con Matteo Salvini. “Non vogliono una legge, non la vogliono ora e non vogliono il voto anticipato. Del resto a loro fa solo comodo continuare a speculare per altri 6 mesi sui vitalizi e – spiega il dirigente ‘renziano’ – magari fare una campagna elettorale sulla manovra d’autunno del governo Gentiloni”. Dunque nelle ultime ore, vista la scarsa fiducia nei confronti del M5s, il Pd tornerebbe a ripescare la possibilità di trattare con Forza Italia. Non ultima poi, la questione del decreto, con il Pd che ritiene “molto importante” la disponibilità data da Matteo Salvini a votare un eventuale dl sulla legge elettorale: “Il fatto che un pezzo dell’opposizione si dica disponibile a sostenere un decreto del governo è un fatto non trascurabile…”. Eventualità però stoppata fermamente dai 5 Stelle che sbottano, vergandolo i membri M5S in commissione Affari costituzionali: “legge elettorale per decreto? Sarebbe come un colpo di Stato”. Oggi peròè slittata di una settimana la presentazione del testo base in commissione, che avrebbe dovuto chiedere il Pd. Ci ha provato Francesco paolo Sisto di Forza Italia, seguito dai dem, un’analogia che qualcuno ha voluto interpretare come una sorta di ‘affiatata sintonia’ che dimostrerebbe di essere prova di una trattativa già in corso tra gli azzurri e il Pd. Circostanza però prontamente smentiuta dallo stesso Sisto: “Macchè, ho cercato di stanare il Pd. Non si possono fare dichiarazioni al di fuori della commissione e poi pretendere di governare il dibattito attraverso la stampa. E’ scorretto. Il Pd espliciti la sua proposta in commissione”. Tuttavia però, in commissione non si è fatto cenno ad alcun sistema, né tedesco né altri: “Abbiamo fatto solo una discussione sui tempi”. Sullo slittamento, appunto. E a Fi e Pd si sono aggiunti anche i centristi nel chiedere il rinvio del testo base. E il presidente della commissione – e relatore sulla legge elettorale – Andrea Mazziotti, non ha potuto non dare seguito alla richiesta. “Il testo base era pronto ma non si è potuto non accogliere la richiesta di tre gruppi che, insieme, hanno la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Ma ora mi aspetto che l’interlocuzione tra le forze politiche porti a una proposta in modo da poter predisporre un testo base. Da parte nostra – osserva il capogruppo Pd in commissione, Emanuele Fiano -c’è la volontà di fare un lavoro parlamentare serio e ci aspettiamo dai colleghi degli altri partiti una capacità di proposta. Per completare il quadro è stato chiesto più tempo e noi ci siamo volentieri associati. Abbiamo mostrato la massima disponibilità ma confermiamo la voglia di fare presto e bene la legge elettorale”. Una situazione che non convince però Sinistra Italiana che, attraverso il capogruppo Giulio Marcon, afferma: “E’ grave la richiesta di rinviare di una settimana il testo base. Siamo al gioco delle tre carte”. Sul fronte Mdp, Alfredo D’Attorre osserva: “Stanno mettendo a serio rischio l’approdo in Aula per il 29 maggio, perché non si possono comprimere i tempi di discussione in commissione”. Ed è per tali motivi che domani si riunirà l’ufficio di presidenza della commissione per rivedere il calendario. “Dovremo rivedere il calendario visto che era stato fissato per il 12 maggio il termine per la presentazione degli emendamenti”, spiega Mazziotti. Teme un rinvio anche dell’approdo in aula alla Camera fissato per il 29 maggio? “Se ci sarà un’altra data lo dovrà decidere la capigruppo -dice Mazziotti- per quanto mi riguarda, ritengo che la data del 29 maggio per l’approdo in aula