NAPOLITANO, SENZA UNITA’ E INTEGRAZIONE SOMMERSI DA GLOBALIZZAZIONE

    “In Europa -spiega il Capo dello Stato- siamo in difficolta’ perche’ non si e’ capito da troppe parti, certamente anche da parte dell’opinione pubblica, di molti dei cittadini ma soprattutto non si e’ capito abbastanza da parte delle classi dirigenti che il mondo stava cambiando e l’Europa non poteva rimanere ferma. L’Europa doveva fare i conti con questo processo di trasformazione che poi ha preso il nome di processo di globalizzazione ma e’ stato un processo di radicale cambiamento delle realta’ e degli equilibri nel mondo”. E allora, e’ il monito di Napolitano “l’Europa deve innanzitutto avere piu’ coscienza di se’, non deve mai dimenticare i presupposti del grande progetto europeo di Monnet, di Schuman, di De Gasperi, di Adenauer che erano presupposti di carattere storico-culturale, quali sono stati gli elementi fondamentali di una identita’ europea, di una cultura europea che si e’ costruita anche attraverso incroci molteplici. Ricordo che Papa Benedetto XVI parlava di una cultura dell’Europa nata dall’incontro tra Atene, Gerusalemme e Roma. Tutto questo si e’ molto attenuato, sbiadito nella consapevolezza -e poi quello che noi abbiamo dato allo sviluppo scientifico, tecnologico, produttivo e sociale del mondo- che il modello europeo e’ anche certamente qualificabile come modello di economia sociale di mercato ma e’ anche qualcosa di piu’, ricco come e’, intriso come e’ di valori civili, di partecipazione, di fratellanza. “Ebbene, questo dobbiamo capire che bisogna garantirlo al mondo di domani, bisogna evitare che questo patrimonio si sbiadisca e venga sommerso. Allora, dobbiamo riuscire a competere con Paesi che sono cresciuti al di la’ di ogni previsione possibile soprattutto nel ritmo, nell’intensita’ e dobbiamo saper reggere le sfide che sono le sfide dell’innovazione, della competitivita’, della produttivita’ e che sono le sfide di una rimodulazione efficace del nostro modello di economia sociale di mercato”.