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Paola Turci: “No ai concerti, sì alle discoteche? Che ipocrisia. Sono femminista ma sensibile, volevo fare l’attrice”

Questo periodo di Covid l’ho vissuto da sola, con il mio cagnolino, vicino al mare. Una situazione di massimo privilegio. Ho cercato di mantenere la calma, credo di non comprendere a fondo quello che sta succedendo. Nessuno poteva immaginarsi niente di simile. Non si poteva uscire, non ci si poteva incontrare. Noi non siamo pronti a questo. In più c’è molta ipocrisia. Non ha senso penalizzare la musica vietando i concerti, quando poi la gente va in discoteca”.

Paola Turci: “Che ipocrisia: discoteche sì, i live no”

Eccola Paola Turci, dopo la lunga quarantena, pronta a tornare a fare musica dal vivo, come fa da una vita. Ma, denuncia l’affascinate cantautrice, “C‘è molta ipocrisia nella gestione dell’emergenza Covid: Non ha senso penalizzare la musica vietando i grandi concerti, quando poi la gente va in discoteca”. Ed il pubblico del ‘Lecco Film Fest – Donne oltre gli sche(r)mi’, che l’ha volta come ospite per questa prima edizione, esplode in un lungo applauso.

Paola Turci: “Sono una femminista molto sensibile”

Poi la Turci torna a parlare di se, del suo ‘lavoro’: “Attraverso le mie canzoni penso di aver raccontato la donna a tutto tondo. Sono cresciuta in una famiglia matriarcale. Capisco le difficoltà, le sfide. E cerco di trasmetterle con la mia musica”. E torna in auge il titolo della sua bellissima canzone sanremese, ‘Fatti bella per te’, che titola fra l’altro questo bellissimo incontro di Lecco: “L’hanno definita una canzone femminista. E io penso di esserlo. Vorrei la parità tra i sessi, tutti siamo esseri umani allo stesso livello. Essere diversi non è uno svantaggio”. L’atmosfera è quella giusta, ‘confidenziale’, e la cantautrice non ha difficoltà a raccontarsi più intimamente: “Sono una persona fragile, molto sentimentale, anche cinica. La mia fragilità è nel mio essere sensibile. Piango davanti alle ingiustizie, davanti agli indifesi. In un primo momento mi fa molto male. Poi reagisco”.

Paola Turci: “Ho impiegato anni per imparare ad amarmi”

Inevitabilmente poi, l’amaro amarcord: il terribile incidente stradale subito sulla Salerno-Reggio Calabria in quel lontano 1993, le cui cicatrici le hanno lungamente condizionato l’esistenza, me che ha superato anche grazie alla scrittura di un libro, ‘Mi amerò lo stesso’. “Ho impiegato parecchio tempo per amarmi lo stesso – confessa la cantautrice – Ho scritto questo libro per mettermi al muro, per spiegare ciò che mi era successo. Mi sono nascosta a lungo. Poi ho capito che tutti dovevano sapere”.

Paola Turci: “MeToo? Non si rivendica urlando”

Poi la serata vira attraverso molteplici argomenti ma, vista la sua granitica ‘militanza’ nel mondo delle donne, non può mancare anche il #MeToo: “Non si possono rivendicare i propri diritti urlando, aggredendo. Questo è il loro limite”.

Paola Turci: “Volevo diventare un’attrice”

Poi, concludendo, visto che la ‘location’ è quello di una rassegna filmica, Paola si lascia andare ad una confidenza: “Volevo diventare un’attrice. Un anno prima dell’incidente ho fatto un corso di teatro. Scola mi ha chiamato per un provino. Il film era ‘Mario, Maria e Mario’. Mi sono fiondata da lui. Due settimane dopo mi ha telefonato per dirmi che non mi aveva scelta, ma è stata comunque un’esperienza incredibile”.

Max