PD: NIENTE VOTO SU LODO FRANCESCHINI, RENZIANI ’SVENTATO BLITZ’

    La prima Direzione del Pd che non finisce con il ’solito’ voto unanime, secondo la versione che va per la maggiore tra i dem, sarebbe il risultato di un blitz tentato e fallito. Quelli che ci hanno ’provato’ sarebbero Guglielmo Epifani e Dario Franceschini, con un Pierluigi Bersani non certo scontento. Gli altri, quelli che hanno stoppato il blitz, un fronte composito e inedito che racchiude i candidati alla segreteria del Pd gia’ in campo come Gianni Pittella, Pippo Civati, Gianni Cuperlo e chi, come Matteo Orfini, sostiene quest’ultimo. E poi i candidati potenziali. Ovvero il ’silente’ Matteo Renzi. Il blitz tentato si puo’ sintetizzare cosi’. Volete subito la data del congresso? Eccola: entro fine novembre, dice Epifani. Il 24 novembre, puntualizza Franceschini. Ma la rassicurazione sui tempi dell’assise suona subito come un ’contentino’ quando Epifani prima e Franceschini poi, in modo piu’ netto, delineano il resto delle regole congressuali. Due i punti che fanno subito scattare la polemica: primarie per il segretario ’aperte’ ai soli iscritti o a chi comunque sottoscrive un albo di aderenti del Pd. E poi la data di presentazione delle candidature: dopo i congressi regionali. Insomma, quadri dirigenti locali ’svincolati’ dal futuro segretario nazionale. C’e’ pero’ un’altra versione della giornata. La versione di chi in queste settimane ha lavorato per arrivare a un’intesa che alla fine fa contenti tutti, a partire dal rottamatore. Il king maker della trattativa non sarebbe Epifani, ma proprio Franceschini. “Sono tre settimane che Dario ci sta lavorando. Ha sentito tutti. Renzi compreso”, dicono i suoi. Il lodo Franceschini, in sostanza, sarebbe cosi’ articolato: al partito va (o resta, pensa a Epifani) un segretario che fa il segretario. E Matteo, che eviterebbe di logorarsi in un ruolo che lui per primo non considera suo, quando sara’ il momento troverebbe la strada ’spianata’ con primarie apertissime verso la premiership, proprio come voleva lui. “Questa e’ l’unica condizione per salvaguardare il partito, il governo e il futuro di Renzi”, dicono i franceschiniani. Al momento, pero’, la soluzione non ha avuto un esito positivo. Anzi, i renziani non ci vanno leggeri sul ’blitz’. Tranchant Dario Nardella: “sono dilettanti allo sbaraglio”. Ad ascoltare la discussione tutta interna che ha scosso oggi la Direzione del Pd, il premier Enrico Letta. Chi c’era lo descrive non proprio a suo agio visto che il presidente del Consiglio aveva intenzione di tenersi il piu’ possibile fuori dal confronto congressuale e piuttosto parlare de rapporto tra governo e Pd. Alla fine prende la parola per pochi minuti. Ribadisce alcuni punti del suo intervento dell’altra sera all’assemblea dei deputati del Pd dal fatto che non sono venute meno le ragioni per cui e’ stato necessario dai vita al ’governo di servizio’ delle larghe intese. Ma ha anche aggiunto che non si tratta di “un governo di routine” e che nessuno “vuole larghe intese forever”. Quello che “stiamo cercando di fare e’ tornare al bipolarismo che anche per me resta un faro”, spiecifica il premier. Poi, gioco forza, arriva un accenno alla discussione sul congresso a cui il premier ha assistito per 4 ore. Intanto, Letta chiarisce come la pensa sul ruolo che dovra’ avere il segretario del Pd: “Serve un segretario che faccia il segretario e che lavori a preparare un partito”, quando ci saranno le nuove elezioni, “pronto a competere e a vincere”. Pero’ spezza una lancia a favore del fronte che oggi ha contrastato il tentativo di Franceschini. Letta cita Cuperlo che ha chiesto di decidere insieme come e se cambiare le regole del congresso. “Condivido nel profondo il ragionamento di Cuperlo sull’unita’. Serve un partito, non un gruppo misto. Uniti, non ci batte nessuno”, ha detto Letta. Se la versione franceschiniana della giornata racconta di un accordo a cui si starebbe lavorando da tempo con tutte le anime del Pd, c’e’ chi al contrario dice di essere rimasto spiazzato di fronte agli interventi di Epifani e Franceschini. “Del tutto inaspettati. Anche perche’ stamattina in segreteria, Epifani aveva fatto tutto un altro discorso”, dice Matteo Orfini. “Non ho elementi per dire che cosa sia successo. Certo che se pensavano di fare una forzatura, magari prendendoci sulla stanchezza perche’ siamo a fine luglio, hanno fatto male i conti”, osserva Orfini. “Hai davanti a te i candidati alla segreteria e i potenziali candidati. E tu che fai? Proponi delle regole che sono contro quei candidati. Come potevano pensare che sarebbero passate?”, continua Orfini, che dietro a tutta la vicenda di oggi vede il tentativo di un “gruppo dirigente che sta cercando di autoconservarsi”. Sul versante renziano, il sindaco di Firenze mantiene il voto del silenzio. Come promesso, oggi ha ascoltato ma senza proferire verbo. Ci pensano i suoi a inondare twitter di commenti. Ironia di Roberto Giachetti: “Franceschini troppo spregiudicato. Per elezione segretario mi limiterei piu’ prudentemente a dipendenti Pd e staff ministri”. Dice Dario Nardella: “Matteo? Matteo e’ tranquillissimo. Sono loro ad aver paura. E quello che e’ successo oggi conferma che stanno facendo di tutto per non farlo candidare…”. La discussione sulle regole andra’ avanti nei prossimi giorni. Mercoledi’ 31 luglio dovrebbe esserci di nuovo una Direzione. Anche se molti pensano che slittera’ a dopo la pausa estiva.