Home POLITICA POLITICA ITALIANA IV Novembre: perché Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale

IV Novembre: perché Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale

Ormai è una di quelle feste ‘per pochi intimi’ o meglio, apparentemente meno importanti, visto che oggi nei calendari ‘non è segnata in rosso’. Eppure, solo a ripeterla ad alta voce, restituisce subito il senso del valore che ha una festa denominata ‘Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate’. Attenzione, qui non sussiste l’esaltazione di mitra o cannoni: ma il grande sacrificio di milioni di vite – spesso giovanissime – seminate sul terreno nell’arco di due conflitti mondiali.
Istituita nel 1919, dopo aver attraversato ‘indenne’ anche l’epoca fascista, questa festività è poi caduta nell’oblio nel 1976. Chissà perché, dall’anno seguente, forse in virtù dell’avvenuto ‘riadattamento’ dei calendari rispetto ai giorni lavorativi, la ‘festività’ venne spostata addirittura al primo novembre (‘Ognissanti’)!). Poi andò scemando, quasi che la libertà e la democrazia dei nostri giorni fossero ‘il frutto di chissà quale magia’, piuttosto che la conseguenza dell’orribile mattanza delle due guerre mondiali. Dagli anni Ottanta in poi della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate non ne parlò più nessuno ed il tricolore, da ‘glorioso vessillo’, venne squalificato a bandiera calcistica con la quale sostenere le nostre nazionali sportive. Questo perché spesso la cecità ideologica prevale sulla ragione, ‘omologando’ odi e rancori anche laddove non vi furono invece grandi possibilità di scelta: chi non combatteva sarebbe morto sicuramente. C’è però da dire, se non altro per ‘dovere storico’, che nel 2014 venne celebrato in tutto il mondo il centenario dall’inizio del primo conflitto mondiale.

Come si arriva a celebrare il IV Novembre

Per onor del vero c’è però da dire che dietro questa festività vanno concatenandosi tanti di quegli accadimenti, che a suddividerli ordinatamente, diviene difficile collocarli in un giorno specifico, come invece è stato poi ‘simbolicamente’ determinato.
Intanto, ‘anagraficamente’, il 4 novembre del 1918 entrò in vigore l’armistizio di Villa Giusti, che sanciva ‘convenzionalmente’ la fine della prima Guerra Mondiale (1915-1918). In realtà l’Italia e l’Impero austro-ungarico firmarono l’accordo a Padova il giorno precedente, dopo 5 giorni di fitta trattativa, mentre infuriava la famosa battaglia di Vittorio Veneto. Ricordiamo inoltre che allora l’Italia godeva anche dell’alleanza con la cosiddetta ‘Triplice Intesa’, formata da Francia, Regno Unito, e Russia le quali, come vedremo, non tardarono a ‘farci pagare pegno’.

Quella che D’Annunzio definì “una vittoria mutilata”

Non senza enfasi, a fronte delle gravissime perdite subite dal nostro esercito, attraverso un bollettino ufficiale il Generale Armando Diaz annunciò la vittoria ed il conseguente Armistizio. In realtà ci fu ben poco di cui essere felici, come scrisse più tardi Gabriele D’Annunzio, definendola “una vittoria mutilata”.
Questo perché, a differenza degli accordi presi, quando giunse poi il momento di ‘fare la conta’, la ‘Triplice Intesa’, non permise all’Italia di poter riscuotere quanto precedentemente pattuito. Inizialmente infatti all’Italia era stata prevista l’annessione di diversi paesi e stati: la Venezia Giulia, il Trentino, la Penisola istriana (esclusa Fiume), il Tirolo meridionale, una vasta area della Dalmazia, diverse isole dell’Adriatico, Valona (città albanese) e, dalla Turchia, l’isola di Saseno, ed il bacino ricco di carbone di Adalia; oltre al rinnovo della sovranità sulla Libia ed il Dodecaneso. ‘Annessioni’ che, come detto, il Regno Unito, la Francia e la Russia ‘filtrarono’ con grande malizia ed interesse.

Il nostro Paese era ancora il ‘Regno d’Italia’

C’è infatti da dire che, prima dell’entrata in guerra, anche se poi si dichiarò neutrale, in realtà l’Italia era ‘molto vicina’ sia all’Austria che alla Germania. Una posizione, rispetto a ciò che aveva inizialmente avanzato, che poi ‘pagò’ al momento dell’annessione, ricevendo solamente il Trentino, l’Alto Adige, e l’Istria con Trieste. Altro che Valona, Dalmazia, Libia o Dedocaneso.
Questo per spiegare che è corretto legare la data 4 novembre all’Unità nazionale (in virtù dell’acquisizione per l’appunto di Trento e Trieste) ma, in realtà parliamo ancora del ‘Regno d’Italia’. Dunque non esattamente dell’Unità d’Italia.
E’ invece corretto l’anniversario dedicato alle Forze Armate (nello specifico ai caduti), proprio perché a seguito della firma dell’Armistizio – come abbiamo visto sancito il 3 novembre a Padova – all’indomani il primo pensiero comune fu quello di dare riposo con onore e gloria (sia in Italia che in Europa), a tutti i soldati morti in quella spietata ed orribile carneficina.
Max