PROCESSO STATO-MAFIA, LE DICHIARAZIONI DI NAPOLITANO AL VAGLIO DEI PM di Manuel Casale

     

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    Secondo una lettera depositata ieri, e inviata oggi dal Capo dello Stato alla Corte di Assise di Palermo , riguardo gli anni 90 ovvero anni delle stragi, Napolitano dichiara di non avere nulla da riferire sulla conoscenza utile al processo, e che sarebbe stato lieto di poter fare, se davvero ne avesse da riferire. Utile è stata la disponibilità che ha dimostrato il Presidente della Repubblica, in quanto ha risposto a tutte le domande poste, e in alcune occasioni, ha chiesto al presidente della corte di Assise, Alfredo Montalto, di poter rispondere alle domande di Luca Cianferoni, legale di Totò Riina. Due i temi riguardanti la deposizione del Capo dello Stato, la lettera scritta a Napolitano dal suo consigliere Loris D’ Ambrosio, e le informative poste per un progetto di sicurezza , dove tra il 1993-1994, la mafia attentasse alla vita di Napolitano all’ epoca ex presidente della Camera , e Giovanni Spadolini ex presidente del Senato. L’esame del Presidente è toccato ai pubblici ministeri. Vittorio Teresi ha posto le prime domande al testimone, sulla lettera che gli mandò il suo consigliere giuridico D’Ambrosio, morto per un infarto due anni dopo. Napolitano infatti è stato chiamato a raccontare cosa ci fosse scritto in quella lettera, in merito ad un attentato che la mafia avrebbe progettato contro di lui nel 1993. Questioni che avrebbero successivamente aiutato a comprendere se Cosa Nostra e alcuni rappresentanti delle istituzioni , strinsero patti negli anni 90, considerati anni delle stragi.