Prostituzione e legalizzazione, un lavoro come tanti – di Alessandra Benassi

    sex-workers

    Da tempo si parlava della realizzazione di un quartiere a luci rosse nella città di Roma, iniziativa che doveva essere ospitata nalla zona dell’Eur, ma che è stata stroncata da molteplici partiti politici italiani appoggiati dall’atteggiamento ostile del mondo cattolico. Il quartiere Europa è da anni caratterizzato dal fenomeno della prostituzione portando così l’amministrazione comunale a stabilire prima divieti di transito notturni e poi ad ipotizzare l’installazione di telecamere in strada e infine il progetto Roxanne, un servizio offerto alle vittime di tratta sessuale, che prevedeva l’ideazione di aree di tolleranza per la prostituzione.

     

    La statalizzazione dei bordelli e i quartieri a luci rosse sono realtà che in otto paesi europei, quali Paesi Bassi, Germania, Turchia, Austria, Svizzera, Grecia, Ungheria e Lettonia,  sono entrate a far parte dell’immaginario culturale politico e sociale , attuando nei confronti del fenomeno prostituzione, un modello regolamentarista, un sistema teso alla regolamentazione e legalizzazione della prostituzione.

    Nel panorama politico italiani scoppia la polemica tra favorevoli e contrari.

    Il Pd  con la dichiarazione di Stefano Pedica, parla di “ghetti a luci rosse”. Per la Sinistra Ecologia Libertà, invece, si tratta di “un passo avanti contro lo sfruttamento”, così come per l’assessore comunale alle Politiche Sociali, Alessandra Cattoi  sostenendo che il progetto “è molto rispettoso di tutte le persone che vengono coinvolte in questa vicenda: da una parte le donne e dall’altra parte i cittadini che vivono in quartieri dove effettivamente ci sono situazioni di degrado”.

    Il progetto del Municipio arrivato al sindaco Marino, che a maggio scorso si era già detto “favorevole alle zone a luci rosse”, viene arrestato dal Pd e dalla condanna de vescovi, avvalorato dalla posizione riluttante e contraria del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro. Anche il Partito democratico dice no al progetto delle case chiuse. Il mancato appoggio alla costruzione della Red line all’EUR come ad Amsterdam, non è andato del tutto perso, ciò che si è riusciti ad ottenere è un rifinanziamento del  progetto Roxanne, per dare sostegno e aiutare le prostitute, favorendo anche la denuncia degli sfruttatori. L’obiettivo è fermare il racket e una legge in parlamento per il riconoscimento della prostituzione come professione, è previsto anche un ampio impiego delle forze dell’ordine per mantenere l’ordine e il controllo.

    A spiegare le prossime mosse è stato Matteo Orfini, presidente nazionale Pd e commissario del partito a Roma: “La prostituzione è sinonimo di sfruttamento e schiavitù. E’ un fenomeno che non va governato ma contrastato. Bisogna intervenire alla radice del problema colpendo le filiere criminali e garantendo assistenza e sostegno alle vittime. L’iniziativa del presidente Santoro e le scelte conseguentemente annunciate dalla Giunta, che non prevedono l’istituzione di zone a luci a rosse, ma, innanzitutto, il rifinanziamento del progetto Roxanne, sono assolutamente condivisibili e vanno nella direzione auspicata dal Partito democratico di Roma. Si richiede uno sforzo ulteriore e indispensabile da parte del ministero dell’Interno, della prefettura di Roma, delle forze dell’ordine per contrastare lo sfruttamento della prostituzione. Chiederemo poi l’impegno del Governo nell’incrementare i fondi per il contrasto alla tratta e rendere operativo il piano nazionale antiviolenza”. 

    Si procederà nel mese di aprile con il controllo territoriale ad opera della polizia locale, con l’educazione sentimentale nelle scuole e la sensibilizzazione contro la tratta.

    La parlamentare del Pd Monica Cirinnà  ha spiegato ‘’I sex worker eserciteranno in luoghi pubblici e privati senza essere perseguiti e dovranno rilasciare una ricevuta. Inoltre la proposta di legge prevede pene durissime per chi gestisce la tratta”.

    Sul piano sociale, politico e dei diritti parlare di una legge parlamentare che riconosca la prostituzione come un lavoro, è un grande passo in avanti, sintomo di progresso e apertura. Un nuovo atteggiamento che sembra allontanarsi dal classico modello abolizionista.