Quota 100: assegno ridotto dal 5 al 21%

    E’ sempre in auge in questi giorni il tema politico tanto dibattuto relativo alle Pensioni quota 100, e cioè quella misura attraverso cui il governo giallo verde della Lega e del Movimento Cinque Stella sta provando ad andare oltre quelli che sono i termini ed i parametri della controversa legge Fornero sulle Pensioni. Ebbene, attraverso il progetto tecnico della Pensione Quota 100, il lavoratore riuscirebbe a smettere di dover andare al lavoro nel momento in cui la somma degli anni di occupazione una volta aggiunta a quelli della contribuzione andrà, come è facile desumere peraltro, a totalizzare un valore pari a 100, con la specifica di dover comunque aver raggiunto, ovviamente un minimo di 62 anni di età e 38 anni di contribuzione versata in modo regolare e incontrovertibile.

    Nel momento in cui però il dibattito intorno al concetto delle Pensioni Quota 100 è iniziato, sono state numerose le ansie e le domande dei lavoratori, specie nel merito di ciò che concerne l’importo dell’assegno. Ovvero, specificamente, i lavoratori si stanno sempre più chiedendo se una volta che saranno riusciti ad andare in pensione con quota 100, l‘assegno sarà di importo ridotto rispetto alle circostanze attuali. E laddove ciò se dovesse avvenire, quanto più basso?
    Stando alle ultime stime, a quanto viene fornito a livello di analisi e ad alcuni riscontri, parrebbe realistico il fatto che, giungendo in pensione con Quota 100 in effetti ci si possa entrare ottenendo realmente un assegno più basso, addirittura del 21%. L’importo sarebbe essere più snello del 8%, allorchè l’uscita anticipata del mondo del professionismo lavorativo con la nuova anzianità sia soltanto di un anno e tre mesi, anziché 5 anni e 3 mesi rispetto a quelli che sono i requisiti di vecchiaia.
    In base ad altri computi invece, a quanto risulta si riuscirebbe ad andare incontro ad un ulteriore ridimensionamento compreso tra il 5 e il 11%, nella circostanza in cui un lavoratore oppure un 64enne con salario da € 2000 netti, voglia lasciare il lavoro dai 3 anni a un anno e tre mesi prima. Queste, però, è bene dirlo, sono delle proiezioni sull’assegno di Quota 100 incentrate praticamente su quanto fino ad oggi è venuto fuori, aspettando che poi arrivi il testo definitivo della Legge di bilancio, con tutte le possibili correzioni e modifiche che possono venir fuori.
    Riportando le parole di Luigi Di Maio al programma Porta a porta, nel 2019 circa 500 mila persone tramite la Riforma lasceranno il lavoro anticipatamente. Lo ha detto citando dati forniti da Tabula, la società di ricerca di Stefano Patriarca un ex consigliere economico Palazzo Chigi per i governi Renzi e Gentiloni. In un certo senso questo modello di pensione, potrebbe sembrare conveniente per chi possiede già tanti anni di contribuzione. Meno per quel lavoratore che ne ha di meno. Per il 2019, per poter beneficiare della Quota 100, bisognerà rispettare comunque i requisiti anagrafici e contributivi, che saranno diffusi con maggiore certezza, nelle prossime settimane.
    I primi 10 anni i costi di questa misura in termini di spesa aggiuntiva sarebbero di circa 140 miliardi. Lo afferma Tito boeri, che asserisce: “si è deciso di fare un intervento aumenti ulteriormente la platea di quelli che andranno in pensione in questo momento in cui già c’era molta sofferenza nel nostro sistema e aumentando di 400.000 persone che potranno usufruire della pensione dal primo anno e che penetrano a crescere negli anni successivi, quindi vuol dire che l’aumento sarà ancora più accentuato, e questo pone dei problemi molto seri per la stabilità del nostro sistema pensionistico.”