RABBIA E DOLORE PER I 3 OPERAI MORTI: PERCHE’ NON E’ SCATTATO L’ALLARME?

    All’indomani del terribile incidente accaduto ieri pomeriggio alla Lamina Spa di Milano, c’è ancora dolore e rabbia. Quelle maledette sostanze tossiche – forse azoto – che hanno ucciso tre operai (un altro è gravissimo al San Raffaele), non avrebbero assolutamente dovuto fuoriuscire. Calatisi di 2 metri sul fondo del pozzo di fusione per controllare il forno, gli operai sono stati infatti avvolti dalle esalazioni tossiche, che non hanno dato loro nessuna possibilità di reazione. Salvi per un pelo – ma comunque a loro volta intossicati – altri due operai che si trovavano all’esterno, riusciti a dare l’allarme. E stamane, atto dovuto, la procura milanese ha aperto le indagini ipotizzando il reato di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Ovviamente la fabbrica è stata posta sotto sequestro per svolgere ogni accertamento utile a svelare le cause dell’incidente. Inevitabilmente quindi, vi saranno anche iscritti nel registro degli indagati, come il responsabile legale dell’azienda e, molto probabilmente, tra gli altri, anche i responsabili della sicurezza. La domanda principale è perché i sensori che misurano la fuoriuscita di monossido di carbonio e azoto, segnandola, non hanno funzionato? Una domanda alla quale stanno cercando di dare una risposta sia il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, che il pm Gaetano Ruta, i quali già ieri sera hanno effettuato un sopralluogo nello stabilimento di via Rho, ascoltando alcuni responsabili dell’azienda, per poi disporre il sequestro della fabbrica.
    M.