Reddito di cittadinanza: tutto quello che bisogna sapere

    Il “Reddito di cittadinanza“ (Rdc) sarà uno dei protagonisti indiscussi della prossima manovra finanziaria. Insieme alla riforma delle pensioni e alla “mini flat tax”, è stato incluso dal governo nella nota di aggiornamento del Def come misura del riequilibrio sociale. “Abbiamo abolito la povertà”, ha dichiarato il vice premier grillino Luigi Di Maio, celebrando il primo passo verso l’istituzione del sussidio, rivendicandolo come uno dei cavalli da battaglia del Movimento 5 stelle.

    A marzo 2019 l’erogazione del contributo sembra quasi certa, ma ci sono molti punti rimasti aperti dopo la proclamazione dai balconi di Palazzo Chigi, incertezze che la maggioranza del governo, comprese polemiche e schermaglie interne, si sta preparando a chiarire.

    Che cos’è e a chi è destinato? Il reddito di cittadinanza è un aiuto economico che, insieme alla “gemella” pensione di cittadinanza, è nato con l’intento di assicurare il raggiungimento della soglia di povertà (780 euro al mese) a tutti i cittadini italiani. Per beneficiare di questa misura, è quindi necessario essere maggiorenni e avere un reddito da lavoro inferiore a 780 euro. Del Rdc saranno quindi in grado di beneficiare anche i disoccupati e gli inoccupati, a condizione che siano registrati nei centri per l’impiego. Discorso simile per i liberi professionisti, che dovranno chiudere il loro numero di partita IVA per accedere al reddito di cittadinanza. Invece, ancora da sbrogliare il nodo dei cittadini stranieri: la proposta avanzata dal Movimento al Senato nel 2013 prevedeva che l’aiuto fosse esteso a loro, ma oggi sia Di Maio, sia il vice primo ministro Matteo Salvini sembrano escludere questa ipotesi. Nel complesso, le stime parlando di un pubblico interessato da questa misura di quasi nove milioni di utenti.

    Le regole: il reddito deve essere “sostenuto”. Al fine di preservare la natura del “supporto per la crescita”, il Movimento 5 stelle ha già stabilito alcuni vincoli di garanzia, se non si vuole incorrere nella revoca del reddito. La sovvenzione sarà infatti emessa per un massimo di tre anni. Oltre alla suddetta registrazione ai centri per l’impiego, il cittadino dovrà iniziare un percorso documentato di ricerca di lavoro, che lo terrà impegnato per due ore al giorno. In attesa di trovare un posto, sarà necessario offrire almeno 8 ore settimanali di attività gratuita al Comune di residenza e frequentare corsi di formazione, corsi di aggiornamento e corsi di specializzazione. Valida quindi la regola dei “tre posti di lavoro”: per coloro che percepiscono il Rdc, i centri per l’impiego presenteranno proposte di lavoro, in accordo con le loro attitudini, fino a un massimo di tre. Al terzo rifiuto, il cittadino perderà il diritto al sussidio.

    Come annunciato nei giorni scorsi dal capo grillino e dal sottosegretario all’economia Laura Castelli, il reddito verrà speso solo per le necessità di base. Nessuna spesa “di lusso” o “immorale” sarà possibile (citazione da Di Maio). Gli acquisti, quindi, saranno completamente tracciabili e sottoposti a controlli da parte della Guardia di Finanza. Il budget reso disponibile sulla carta non sarà cumulativo e dovrà essere speso interamente nel mese di esborso.

    La sovvenzione massima per un singolo cittadino sarà di 780 euro, per un gruppo di due persone di 1.170 euro, per una famiglia di tre di 1.560 euro. Ovviamente, anche i bambini “pesano” sul reddito, a seconda che abbiano più o meno di quattordici anni. Per quanto riguarda la copertura, il governo dovrebbe utilizzare più della metà del denaro stanziato nella manovra: il Def ha fissato la cifra a 15 miliardi di euro, di cui almeno otto (il Movimento parla anche di dieci) servirà precisamente a garantire il Rdc.