ROMA – L’EX ASSESSORE ESPOSITO FA NOMI E COGNOMI SUI DIRIGENTI ATAC CHE ‘ANDREBBERO CACCIATI’

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    “Ci sono tre dirigenti che non fanno bene il loro lavoro e non si capisce perché stanno ancora al loro posto. Hanno anche scritto su Facebook commenti insultanti nei miei confronti”. Ai microfoni di Radio Cusano Campus , Stefano Esposito, dimissionario assessore ai trasporti del Comune di Roma, si toglie i ‘sassolini dalle scarpe’ ripercorrendo la vicenda Atac, ed i disservizi che continuano ad angustiare i fruitori dei mezzi pubblici della Capitale. “Uno si chiama Pietro Spirito – precisa Esposito – La domanda che mi faccio è perché deve mantenere il posto in Atac se è presidente Interporto Bologna? Però si permette di pontificare su Facebook sulle responsabilità della politica. La responsabilità della politica infatti c’è, è quella di mantenerlo ancora al suo posto – ma la sua ‘lista nera’ continua – C’è un altro signore che si chiama Cera. Dio ce ne scampi e liberi. E’ responsabile della parte informatica della bigliettazione. Mi ha definito Sbrodolo. Questo soprannome mi è stato dato dalle finte associazioni antimafia di Ostia. Poi – prosegue l’ex assessore – c’è il responsabile delle relazioni industriali, indagato per la Parentopoli di Atac, di cui non ricordo il nome. Io non voglio che venga licenziato perché sono un garantista, ma magari messo in un altro posto. Sono signori che viaggiano sui 200-220mila euro all’anno. Invece di fare il loro lavoro, si permettono di scrivere post su Facebook contro l’assessore. Se si agitano così tanto, vuol dire che ho colpito nel segno. E’ utile raccontarlo perché dà l’idea del come sono abituati. Probabilmente sono abituati a politici che li chiamavano per consigliargli le persone da assumere, da promuovere. Di sicuro loro sono lì senza aver fatto un concorso, molti dirigenti sono della precedente amministrazione, mai cambiati”. Esposito ha poi commentato le dichiarazioni di Danilo Broggi,  amministratore delegato dimissionario: “dice che c’è un disegno volto a colpire l’azienda? Non merita risposta. Broggi cerca di difendere sé stesso, non l’azienda. Il disegno volto a colpire l’azienda è quello che hanno perpetrato loro in questi anni. Questi signori parlano, e c’è un’azienda che tutti i giorni non fa che produrre problemi e disagi ai cittadini romani. Hanno anche il coraggio di parlare. Se voi parlate coi dipendenti di Atac lo prenderebbero col forcone Broggi. Lui difende sé stesso e quella casta di dirigenti per 20 anni. Farebbe meglio a tacere. Fra poco terminerà l’incarico per fortuna e spero che nessuno lo vada a cercare. Andate a chiedere ai macchinisti e agli autisti cosa pensano dei loro dirigenti…”. Nonostante ciò Esposito non vedrebbe vantaggi da un ipotetico fallimento di Atac: “Sarebbe una sconfitta. Credo che si possa ancora salvare e risanare, ma c’è bisogno di un altro piano industriale, attuato da persone capaci e trasparenti. Serve un dg competente, libero da vincoli politici e quindi in grado di mettere mano ai grossi problemi che quell’azienda ha sul piano dell’infrastruttura e dei mezzi. Bisogna incentrare tutte le decisioni su 3 dirigenti, a cui si deve fare un contratto di un anno, con stipendio massimo di 150mila euro e con un premio di 50mila euro all’anno solo se si raggiungono i risultati. Quello che mi sconvolge – sottolinea inoltre – è che quest’azienda ha fatto appalti per oltre 2 miliardi e non si capisce come li hanno spesi. Avessimo un’azienda che funziona bene, si potrebbe pensare che hanno fatto debiti ma li hanno fatti per far funzionare l’azienda. Speriamo che la magistratura abbia il tempo per metterci le mani”.

    M.