Roma, anagrafe abolisce i contanti. I cittadini protestano

    Banditi i contanti al Comune di Roma. Dal primo gennaio gli uffici dell’ anagrafe accettano solo il bancomat, carte di credito e carte prepagate: niente più banconote e monetine, quindi, anche se si tratta di pagare cifre irrisorie per ottenere dei documenti, con buona pace di chi magari il bancomat nemmeno lo possiede. Un cambiamento che ha fatto andare su tutte le furie una parte dell’utenza, sui social alcuni cittadini hanno pubblicato post e video denunce della situazione, che ha quasi del paradossale: “Anche per documenti dal costo di pochi centesimi – si sottolinea – non si accettano i contanti. Come faranno le persone anziane che magari non hanno il bancomat?”.

    La decisione, voluta dall’amministrazione capitolina, interesserà gli uffici dell’ anagrafe di tutti i comuni romani dal 1 gennaio in poi; chi non ha il bancomat, può recarsi in un centro Sisal o alle Poste per effettuare il pagamento, per poi ritornare all’ufficio e presentare la ricevuta del pagamento effettuato. “La Raggi abolisce i contanti – ha commento il presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni – e le banche ringraziano”.
    La decisione, annunciata da Roma Capitale, è stata ampiamente contestata dalla cittadinanza. “Si fa passare l’eliminazione del contante come innovazione: siamo diventati una città digitale – commentava ironicamente il minisindaco Giovanni Caudo, alla vigilia dell’entrata in vigore della disposizione – Si nasconde invece che l’obbligo dal 1 gennaio di pagare con il POS, non una scelta, ma un obbligo, che vale anche per pagare 26 centesimi, dipende dall’impossibilità di questa amministrazione di affidare l’appalto per il porta valori che scade il 31 dicembre. Il cambiamento delle abitudini dei cittadini sarà conseguente. Finora – ricorda il minisindaco di centro-sinistra – in questo municipio al 18 novembre gli uffici anagrafici avevano raccolto 522 mila euro di diritti e bolli, di questi solo 27 mila erano pagati con il POS e il resto in contanti”. Significa che solo il 5% dei servizi, nel 2018, è stato pagato con carte elettroniche. Il cambiamento introdotto dal Campidoglio, quindi, sarà drastico.

    Le prime proteste risalgono però allo scorso marzo, quando è partita la sperimentazione nell’XI Municipio della misura adottata dagli uffici anagrafe di Roma Capitale. “Un’auto-dichiarazione di 26 centesimi, per coloro che non hanno una carta di debito – aveva riferito in anticipo il vicepresidente del consiglio comunale, Marco Palma – sarà così aggravata dal peso della commissione lottomatica che è di due euro“. Una possibilità, quest’ultima, riservata agli utenti interessati a utilizzare PagoPA: il sistema di pagamento elettronico per la Pubblica Amministrazione.