Roma e il voto europeo: sale la Lega, bene il Pd, crolla il M5s

    Se a livello nazionale il voto per le Europee consacra la Lega come primo partito, a Roma il dato politicamente più interessante e che promette giorni infuocati in Campidoglio è la debacle del M5s e la rinascita del PdLa Lega al 25% che surclassa il M5S, cannibalizzandogli voti soprattutto in periferia e il Pd che risorge oltre le aspettative, diventando il primo partito della Capitale con il 30%, mentre Fdi incassa l’8 e FI si ferma al 5%. E’ questa la sintesi del voto Europeo visto dalla Capitale, dove il partito della Sindaca Raggi di fatto perde una dote di metà dei voti rispetto al primo turno delle Comunali del 2016 e alle Politiche del 2018. In pratica se si votasse oggi per il Campidoglio, solo meno di un romano su 5 darebbe fiducia al Movimento di Luigi Di Maio, mentre la Lega sfonda soprattutto in periferia, con punte addirittura del 40% nel Municipio VI (Tor Bella Monaca) e diventando primo partito anche ad Ostia (29%), uno dei feudi cinquestelle che diventano invece terzo partito, dopo i Dem. Il Pd si conferma vincente soprattutto nel Primo Municipio (Centro), Secondo (Trieste e Africano) con un picco del 40% e a Garbatella, dove è al 38%, seguito dalla Lega al 19% e dal M5S al 15%. Ma è primo anche nel Nono (Eur) dove ottiene il 31%, segue il Carroccio al 23% e il M5S fermo al 17%. Stesso dato per i cinquestelle a Montesacro (Terzo) dove vivono pezzi da novanta del M5S come Roberta Lombardi, dietro al Pd che guadagna il 32%, e alla Lega al 24%. Meglio il partito della Sindaca nel VII, Tuscolano, dove tiene con il 18%, mentre nel Quarto, il Tiburtino che comprende anche Casal Bruciato, il quartiere che ha visto le fortissime tensioni sui rom, si ferna al 20, il Pd sta al 28, la Lega insegue al 26 e Fdi si attesta all’8. Meloni e Salvini in pratica sfiorano il 40% nei quartieri dove hanno fatto fruttare i tanti malumori sulle politiche abitative, mentre forse la Raggi paga la difesa delle famiglie “rom” o straniere, con una recente posizione “accogliente”, poco gradita agli elettori, che piuttosto vorrebbero veder attuate le promesse elettorali sulla chiusura dei campi rom, sulle politiche sociali, oltre che sulle note buche e sul trasporto, con le Metro in ginocchio negli ultimi mesi, per le note chiusure di stazioni eccellenti. A seguire gli altri partiti, con “Italia in Comune e +Europa” che superano la media nazionale ottenendo il 4%, la Sinistra che non conferma le sue sacche di voto cittadine e si ferma ad uno scarso 2,8%, mentre un altro 2,2% va ai Verdi. Non sfonda l’estrema destra, che deve lasciare il passo a Salvini, nonostante la visibilità mediatica ottenuta nelle proteste da Torre Maura a Casal Bruciato: solo lo 0,4% per CasaPound e l’ancor più decimale 0,09% per Forza Nuova.

    E se il Pd si gode la risalita dopo gli anni di “Mafia Capitale” e della fratricida cacciata di Marino, motivandola con “l’effetto Zingaretti” e dando merito anche al segretario romano Andrea Casu, il centrodestra si dimostra già forte al punto di poter vincere il Campidoglio anche solo con un accordo Lega-Meloni, che oggi andrebbero virtualmente al ballottaggio con il centrosinistra. 
    Difficle dire se Salvini forzerà la mano sul Campidoglio. A caldo promette fedeltà al governo gialloverde e commenta solo il dato di Milano, ma il capogruppo in Campidoglio Politi condanna subito “l’incapacità della Raggi” e annuncia a brevissimo un nuovo programma di governo capitolino concordato con il leader,  per “scrivere una nuova pagina per Roma”. D’altronde i riflettori su Roma sembrano puntati da un pezzo, accesi soprattutto dalla Meloni, più volte indicata come futura candidata Sindaca della probabile coalizione di centrodestra, ben prima del voto di domenica che getta lo sconforto in casa cinquestelle, con il marito della Sindaca che in notturna affida a Fb il suo “sono incredulo, il passato ci ha travolto” e il portavoce in Regione Lazio Baillari che ammette “siamo scesi a troppi compromessi”, imputando alla suddtanza alla Lega la discesa temuta, ma forse non tanto da essere clamorosamente superati dal Pd. Ed è proprio in Regione Lazio che la Lega vince in tutte le Province e con il 32% diventa il primo partito, staccando di dieci punti icirca l Pd, al governo della Pisana, e i M5s ancora pià indietro con il 17%. Basso infine il dato dell’affluenza a Roma, che si è fermata al 48,9, sotto il 51,9 di cinque anni fa e la media europea d questa tornata che si è attestata intorno al 51%.

    Di Andrea Bozzi