Roma. Ignazio Marino l’alchimista ora guarda ai 5 Stelle per sostituire Sel

    Roma. Ignazio Marino l’alchimista ora guarda ai 5 Stelle per sostituire Sel. Lo scontro aperto tra sindaco Ignazio Marino  e vicesindacoLuigi Nieri segna il punto più basso nei rapporti con un pezzo di maggioranza al Campidoglio: Sel, che a livello nazionale è all’opposizione del governo Renzi, è sempre più tentata di rompere l’alleanza a Roma. Dalle occupazioni alla questione del salario accessorio dei dipendenti dell’amministrazione comunale fino alle nomine Acea appena presentate, l’imbarazzo di Sel ha superato i livelli di sopportazione. Tant’è che il capogruppo, Gianluca Peciola, definisce “diversi nella maggioranza” i consiglieri Sel, in attesa del vertice Sel-Marino in programma domani, 14 maggio. D’altra parte, il sindaco “grillino”, come veniva definito dai Pd antipatizzanti, non nasconde i tentativi di puntellare la sua maggioranza, in particolare per l’appuntamento del voto sul bilancio di previsione 2014 che si annuncia come una battaglia  decisiva, cercando sponde tra i M5S. La pattuglia conta 4 consiglieri comunali, proprio come Sel. Una strategia abbastanza avveniristica in tempi brevi (ci sono le elezioni europee) perché si scontrerebbe con quella nazionale di Matteo Renzi che ha individuato proprio in Grillo il nemico numero 1. A meno che, ma secondo Il Messaggero non c’è nessun sentore in tal senso, i 4 del Movimento 5 Stelle non aderiscano individualmente uscendo dal gruppo. Fra l’altro i rapporti con Renzi (si ricordi la lavata di capo quando il sindaco minacciò  di bloccare la città) al momento e nonostante l’appoggio oscillante del Pd locale, sono tornati abbastanza sereni, per usare un hashtag di moda. Nelle nomine Acea il sindaco ha inserito personaggi vicini a presidente del Consiglio e al suo vice Graziano Del Rio. Sul salario accessorio ha ottenuto il rinvio del taglio e il mantenimento provvisorio dello status quo scongiurando lo sciopero imminente dei dipendenti comunali ma ha differito la questione aspettando la rimodulazione contrattuale imposta dal ministero (e da Renzi) per legare la parte variabile dello stipendio a produttività e merito.