Home ATTUALITÀ Shoah, Segre: “Non posso rivivere le sofferenze di bambina”

    Shoah, Segre: “Non posso rivivere le sofferenze di bambina”

    (Adnkronos) – “Viviamo un tempo in cui mi è difficile far parte degli ottimisti”. Lo ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, in un dialogo con Enrico Mentana in occasione del conferimento della laurea honoris causa in Scienze storiche dall’Università Statale di Milano in occasione del Giorno della Memoria. 

    “C’è qualche cosa di già sentito, di già sofferto. Ho delle amiche carissime che mi dicono ‘in questo momento di forte recrudescenza dell’antisemitismo, stai a casa’. No, non è vero, io non posso rivivere dei tempi in cui nella sala da pranzo piccolo borghese, io bambina sentivo dire ‘meglio non uscire, meglio non farsi notare’. ‘Perché?’, dicevo io, che per carattere ero sempre portata ad andare fuori. E dopo tanti anni sentirmi dire ‘non farti vedere'” riporta a “quel ‘perché lì, quel perché intimo, umano, tragico, di tempi che credevo perduti, quel perché lì io adesso che sono così vecchia, sono io che lo grido. Ma siccome di solito non grido, sono una persona tranquilla, una donna di pace e sono anche molto vecchia, io lo porto dentro di me quel perché”. 

    Ricordando di essere “nata a Milano in via San Vittore, da genitori milanesi, con un nonno che qualche volta parlava in dialetto dicendo parole che sono stampate nella mia testa, io che sono una milanese da sempre, quando mi sento dire ‘stai a casa, non uscire, non farti vedere’, mi chiedo ‘perché?'”. 

    “Anche quando per trent’anni sono andata nelle scuole, nelle università e nelle parrocchie, io so di non aver mai detto tutto, perché non si può. Non c’è vocabolario ricco in cui ci siano le parole per dire fino in fondo tutta la verità”. “Ho letto Primo Levi, ho seguito tanti che hanno scritto e anche molto bene del lager, ma quello che è l’essenza più profonda degli assassini, io non ho trovato mai le parole e non le hanno mai trovate Levi, Wiesel e nessuno. Le parole non ci sono per dire quello che succedeva nei lager ogni minuto e ogni secondo”, ha detto Segre. 

    “Quel che sta succedendo e quel che è successo il 7 ottobre mi hanno messo in una condizione che non avevo vissuto prima” ha detto la senatrice a vita. Raccontando della sua passione per i bambini, Segre, a proposito dei tanti morti in Medio Oriente ha detto che “nella spirale dell’odio più crudele, delle cose più spaventose, dal 7 di ottobre in poi sono i bambini di tutti i colori, di tutte le religioni, di tutte le appartenenze, quelli che mi trovano una nonna disperata a vedere una cosa di questo genere. Che questi bambini vengano uccisi per l’odio degli adulti che non si ferma mai, loro che sarebbero il futuro di popoli fratelli, è una cosa che mi ha dato una forma di disperazione serale”. Da qui il racconto di “quando mi trovo da sola ad affrontare la notte. Più si diventa vecchi e più la notte diventa difficile. E non c’è notte dal 7 ottobre che non mi tenga in parte sveglia a pensare a quello che succede. E poiché io sono una donna di pace mi ha sempre fatto soffrire l’odio tra le parti e la vendetta che non concepisco. La notte è come ‘La notte’ di Wiesel, è la notte nell’indifferenza generale, l’indifferenza non è legata al sole, ma al buio delle menti”. 

    “Mi piacerebbe tantissimo incontrare il signore che è andato a sfregiare la lapide per Liliana Segre” ha detto la stessa senatrice a vita, parlando della vandalizzazione qualche settimana fa nel varesotto di una targa posta a memoria del suo passaggio da lì in cerca di salvezza. “Un signore che dopo 80 anni perde cinque minuti del suo tempo per una che aveva 13 anni, che è stata deportata e che ha perso tutta la famiglia, è interessantissimo, perché non viene studiato un caso come quello? Perché questi si intestardiscono?”, si è chiesta Segre, che dopo aver espresso la volontà di incontrarlo, ha detto che gli chiederebbe “perché” lo ha fatto, “è per antisemitismo o per invidia?”.