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Sprofondo Roma. I giallorossi umiliati a Marassi e in crisi. E Mourinho rimpiange Ibanez

Continuiamo così…facciamoci del male! diceva un esasperato Nanni Moretti in una delle sue battute più iconiche della sua filmografia. Una frase che fotografa al meglio la paradossale situazione della Roma alla sesta giornata di campionato. Sedicesima in classifica (peggior inizio dall’inizio dell’era dei tre punti), 11 goal subiti (e le avversarie di queste prime gare non erano certo irresistibili, tranne il blasonato Milan), 14 infortuni muscolari da inizio stagione e un vero e una condizione inaccettabile, a livello tattico, fisica e mentale, certificata ancora una volta dalla disastrosa prova di Marassi contro il Genoa di Gilardino.

Gli alibi sono finiti (stavolta Mourinho a fine gara ha persino rimpianto Ibanez, uno che sta facendo danni anche in
Arabia Saudita) eppure l’allenatore giallorosso sembra uno capitato lì per caso.
Parlare di calcio per lui è un optional e allora basta togliersi gli auricolari in tv o non presentarsi in sala stampa per scansare il problema. Svuotata e priva di idee, la Roma aveva persino riacciuffato il match (colpo di testa vincente del solito Cristante dopo una bella incursione sulla fascia di Spinazzola) dopo una partenza disastrosa ma a fine primo tempo ecco il raddoppio genoano a segnare la gara.

Con Mourinho che sostituisce l’isterico Mancini (già ammonito) con Cristante al centro della difesa a quattro e lancia Belotti in attacco. Mossa dalla quale scaturisce una superiorità evidente e il possesso palla nella metà campo genoana ma che produce per 25’ pochissimo in zona goal.

Il 3-1 di Morten Thorsby al 74’ (colpo di testa in ginocchio a mezzo metro dalla porta con Rui Patricio ancora inerme e al terzo goal in tre tiri nello specchio) chiude definitivamente la pratica con Mourinho che finisce con tre
centravanti (Belotti, Lukaku e Azmoun), due trequartisti (Dybala e Aouar), un trequartista a terzino (El Shaarawy) e un solo difensore di ruolo (Ndicka).

Roba da ritiro del patentino se non parlassimo dello Special One. Il fatto è che questa Roma ci ha ricordato quella vergognosa che nello stesso stadio, il 20/02/2011, portò Claudio Ranieri alle dimissioni dopo la sconfitta per 4-3 dallo 0-3 iniziale. Sono cambiati i tempi ma il lassismo generale, l’andare incontro alla sconfitta senza colpo ferire ed uno stato delle cose che sta prendendo la piega dello psicodramma sono gli stessi.
Dalla società, come sempre, nessuna voce. Silenzio imbarazzato di chi assiste agli eventi e sembra allontanare lo spettro di decisioni irrevocabili. Perché quello che è chiaro ormai a tutti, si spera, è che questa Roma più che di numeri 1 ha bisogno di normalità. Quella fatta di schemi e allenamenti duri, mentalità e predisposizione al dialogo, concentrazione e fame professionale. Mourinho non ha mai dato un gioco alle sue squadre ma è uomo di carattere e gruppo dicono in coro i fedeli ad oltranza.
Ecco, la Roma 2023/24 vista finora ha smarrito pure quel senso di compattezza e di solidità che ne avevano contraddistinto i due anni precedenti.

Risalire la china non sarà davvero facile. E domenica arriva all’Olimpico il rilanciato Di Francesco alla guida del Frosinone tutto gioventù e freschezza. Uno che fu cacciato a malo modo mentre la sua Roma era al quinto posto in classifica e in piena zona Champions…

Le pagelle di Genoa – Roma 4-1

Rui Patricio 5, Mancini 5 (dal 46’ Belotti 5), Llorente 5 (dal 24’ Bove 5), Ndicka 5, Kristensen 5, Cristante 6, Paredes 5 (dal 78’ Azmoun ng), Pellegrini 4 (dal 78’ El Shaarawy ng), Spinazzola 6 (dal 78’ Aouar ng), Dybala 4,5, Lukaku 5.
All. Mourinho 4

Claudio Fontanini