Squali a rischio estinzione: colpa della zuppa di pinne

    Sebbene sia considerato uno degli animali più pericolosi del Pianeta e il più temuto soprattutto dai surfers, sembra che lo squalo rischi di correre un pericolo ben più maggiore: quello di estinguersi. La causa risiederebbe dall’avidità dei pescatori, sempre più in cerca della loro carne, e dall’ansia della crescita sociale asiatica.?A far scomparire lo squalo, dunque, non sarebbe solo il bisogno di difendere la specie umana nei mari, ma qualcosa di tremendamente più assurdo: la zuppa. Uno dei piatti più celebri per le feste in Cina e Vietnam, quello che anticamente era riservato solo alle occasioni speciali e che invece oggi sembra dover essere obbligatorio. Se non altro per dimostrare che i padroni di casa “ce l’hanno fatta”. Il prelievo è arrivato a livelli incredibili: cento milioni di esemplari pescati ogni anno, il doppio rispetto agli anni Sessanta, secondo un report della rivista “Marine Policy”. Almeno metà finisce sulla tavola di cinesi e vietnamiti. O meglio: sono le pinne a finire nel piatto, come ingrediente della famosa zuppa-status. E spesso gli animali sono gettati in mare mutilati e ancora vivi, anche se incapaci di nuotare e dunque destinati a fare da cibo per i propri simili. Gli animalisti si sono mobilitati nella campagna Twitter #FinBanNow, ma il richiamo della tradizione è ancora potente e il boom economico cinese ha fatto raddoppiare la richiesta.?Ma le diverse specie non reggono un prelievo con questi ritmi: “Gli squali hanno una biologia che non può sostenere alti livelli di pesca. Crescono lentamente, mettono al mondo pochi figli e la crescita è lenta. Se il prelievo è forte, l’intera popolazione è a rischio”, dice Mark Meekan, biologo marino dell’Australian Institute of Marine Science.?Sulla piazza di Hong Kong, che gestisce la metà delle pinne di pescecane pescate in tutti gli oceani, un terzo del pescato viene da specie minacciate di estinzione. L’allarme degli ambientalisti è forte, al punto che il governo cinese ha avviato una marcia indietro precipitosa, eliminando la zuppa dalle cene di Stato e dai menu della compagnia aerea di bandiera.?Dopo un periodo di boom, il consumo è diminuito nell’intera Repubblica popolare, seguita da una ventina di altri Stati che hanno imposto divieti o restrizioni al consumo di pinne di squalo. Secondo l’organizzazione WildAid, i primi risultati si vedono: negli ultimi anni il mercato si è ristretto e il prezzo delle pinne è crollato. Ma la pesca continua a ritmi serrati: il prelievo annuo, dice il rapporto “Sea Around Us”, è pari a 1,4 milioni di tonnellate, a rischio sparizione è il 60 per cento delle specie. E il mare senza squali, vuoto di minacce e di fascino, appare solo più inquietante.