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Suicidio assistito: il primo ad usufruirne sarà un paziente tetraplegico marchigiano, immobilizzato da 10 anni

Un giorno intriso di dramma e disperazione, che verrà sicuramente ricordato negli anni a venire: oggi è stato dato l’ok’ al primo caso di suicidio assistito in Italia.

Al centro della vicenda, il caso di un paziente tetraplegico delle Marche di 43 anni, che vive praticamente ‘immobilizzato’ da oltre 10 anni. Un calvario che ha lentamente esaurito ogni forma di speranza e, peggio ancora, di sopportazione, al punto che l’uomo, dopo averci ragionato attentamente ‘per anni’ è giunto alla drammatica scelta.

Suicidio assistito: una ‘battaglia’ lunga e dura che ha infine convinto il Comitato etico e dare l’assenso

Inizialmente, posta all’Asur (Azienda sanitaria unica regionale Marche (Asur), la domanda di poter accedere alla ‘dolce morte’ ha trovato anche il diniego del Tribunale di Ancona. Così, dopo aver replicato con ben due diffide legali ai danni dell’Asur Marche, ed aver anteposto le sue ormai ‘inumane’ condizioni di vita, l’uomo ha infine ‘convinto’ il parere del Comitato etico il quale, appurate le reali condizioni del paziente tetraplegico (verificate anche da un team di specialisti nominati dall’Asur), ha sciolto il veto dichiarando valide le motivazioni che hanno indotto l’uomo a tale scelta, acconsentendo così l’accesso legale al suicidio assistito.

Suicidio assistito, il paziente: “Mi sento più leggero, dopo tutti questi anni di tensione  mi sono svuotato”

Un ‘via libera’ al quale il paziente ha replicato “Mi sento più leggero. Mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni”.

Accanto a questo iter legislativo duro e faticoso, la costante presenza  dell’associazione Luca Coscioni, che hanno tenuto a precisare “si tratta del primo malato a ottenere il via libera al suicidio assistito in Italia”.

Suicidio assistito, l’Associazione Luca Coscioni: “L’uomo è capace di prendere decisioni libere e consapevoli”

Come spiega il co-difensore dell’uomo, e segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, ”Il comitato etico ha esaminato la relazione dei medici che nelle scorse settimane hanno attestato la presenza delle 4 condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza Cappato-Dj Fabo: Mario è tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale; è affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili; è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli; e non è sua intenzione avvalersi di altri trattamenti sanitari per il dolore e la sedazione profonda. E’ molto grave che ci sia voluto tanto tempo, ma finalmente per la prima volta in Italia un Comitato etico ha confermato per una persona malata, l’esistenza delle condizioni per il suicidio assistito“.

Suicidio assistito, l’Associazione Luca Coscioni: “Renderemo noto quando accadrà e le modalità dell’agognata scelta”

Come ha poi spiegato la Gallo, “Ora, su indicazione di Mario procederemo alla risposta all’Asur Marche e al comitato etico, per la parte che riguarda le modalità di attuazione della scelta del paziente, affinché la sentenza Costituzionale e la decisione del Tribunale di Ancona siano rispettate. Forniremo, in collaborazione con un esperto, il dettaglio delle modalità di autosomministrazione del farmaco idoneo per Mario, in base alle sue condizioni. La sentenza della Corte costituzionale pone in capo alla struttura pubblica del servizio sanitario nazionale il solo compito di verifica di tali modalità previo parere del comitato etico territorialmente competente“.

Ricordiamo infine che l’iter seguito dal paziente marchigiano, è quello previsto in applicazione della sentenza della Corte Costituzionale n. 242/2019 che indica le condizioni di non punibilità dell’aiuto al suicidio assistito.

Max