Supercoppa all’estero: stadio chic e milioni

    Pioggia di milioni e uno stadio dal gran colpo d’occhio per la supercoppa italiana che ancora una volta si è giocata all’estero. Che cosa resta di questa Supercoppa italiana 2019? Quali i ricordi che ci si porterà dietro? Forse non quelli di una grandissima partita, se non la memoria statistica che vedrà, per l’ennesima volta nella sua carriera, il famigerato Cristiano Ronaldo mettere il proprio timbro nell’ennesima partita da cui dipende un titolo. Un gol del fuoriclasse portoghese ha concesso alla Juve di superare di misura il Milan per 1-0 nel dentro o fuori della Supercoppa italiana certo: ma tra polemiche VAR e casi di mercato a corollario, oltre ad un primo tempo non proprio carico di emozioni, finiscono per essere altre le cartoline che da Gedda la Supercoppa lascia ai posteri.
    Dunque il calcio italiano ha portato la Supercoppa in Arabia Saudita: si è trattato della decima edizione itinerante della Supercoppa e, soprattutto sul versante economico, il gioco è valso la candela. Sono infatti 22,5 i milioni di euro che, per 3 finali in 5 anni l’organo di Serie A si porta a casa. Altro aspetto è quello della controversa discriminazione tra generi sessuali. In fin dei conti, la partita di Supercoppa pur nata sotto la cattiva stella della differenza tra uomini e donne ha comunque contribuito ad aprire al pubblico femminile della Arabia Saudita la passione per uno sport che può certamente fare da collante. Se c’è ancora molto da fare in termini di equità tra i generi, però, ben diversa è la vera e propria immagine che viene fuori rispetto allo stadio in cui si è giocato. La memoria sarà infatti piena, a riflettori spenti, delle immagini del grande entusiasmo del pubblico saudita. Si è giocato all’interno di uno stadio bellissimo, stracolmo e, tutto sommato, con congrua presenza femminile, al di là dei settori in cui questo era possibile o lecito o consigliabile, che dir si voglia. I sauditi hanno sottolineato con boati di tifo ogni piccola giocata fuori dall’ordinario e questo grande entusiasmo ha ricalcato quello giapponese nel 2002, durante il Mondiale asiatico.