Tria traccia le linee di comportamento nei rapporti Italia-Ue

    In un clima di tensione tra il governo italiano e l’Unione Europea, al cui centro della disputa vi è la manovra del Documento Economia e Finanza (Def), il ministro economico Tria invita ad ‘abbassare i toni’, specialmente da parte della rappresentanza italiana. Secondo Tria, il nostro Paese si trova in un “ritardo inaccettabile”, la cui chiave per ridurlo si trova nei giusti provvedimenti che riguardano la  crescita e la diminuzione del debito pubblico. Queste sono le linee guida tracciate dal ministro dell’economia durante la seduta a Montecitorio sull’ aggiornamento del Def a Montecitorio. “E’ essenziale inquadrare”  il Def  “in un contesto europeo che ci vede in ritardo, un ritardo non più accettabile”, ha precisato Tria, attribuendo alla Nadef  “un’importanza particolare perché è il primo atto di programmazione economica che mette a sistema le priorità del governo”.  Da questo momento, fa sapere Tria,  “parte la fase di confronto costruttivo con la Commissione Ue, che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del governo”.  Inoltre Tria dichiara “di essere d’accordo con il presidente della Camera (Roberto Fico)” riguardo l’esigenza di moderare i toni e i rapporti con le istituzioni europee.Per quanto riguarda le stime della Nadef “sono prudenziali” e “si basano su ipotesi caute se non pessimistiche”, spiega il ministro, e “ritengo” che “possano essere ampiamente oltrepassate”,aggiunge, sostenendo che “essere coraggiosi non vuol dire essere irresponsabili”. “La stabilità finanziaria non può essere raggiunta senza stabilità sociale”, afferma, insistendo che “è il momento di prendere decisioni coraggiose al contrario dei governi precedenti”. La Nadef “pur con previsioni prudenziali traccia in ogni caso un percorso di significativa riduzione del debito-pil”, spiega il ministro, sottolineando che “riduzione ancora più accentuata sarà possibile se si realizzerà la maggiore crescita” alla quale punta il governo. Per quanto riguarda la pressione fiscale, secondo Tria calerà “fin dal 2019” neutralizzando i rialzi Iva per 12,5 miliardi e riducendo il prelievo su autonomi, pmi e sulle aziende che reinvestono gli utili in occupazione e macchinari. Per Tria la manovra introdurrà “una temporanea ridefinizione delle condizioni per il pensionamento, la creazione di finestre specifiche” per permettere al mercato del lavoro di “stare al passo con i processi tecnologici e accelerare il rinnovamento” assumendo “nuove persone con nuovi profili”. Il sistema attuale, osserva, “garantisce la stabilità finanziaria di lungo periodo ma nel breve frena il fisiologico turnover” lasciano fuori i giovani e rendendo difficile l’uscita degli anziani. Secondo Tria “il reddito di cittadinanza è un investimento di cittadinanza sulle sue componenti più vulnerabili perché tornino a essere parti attive della vita lavorativa della società. Uno strumento per sostenere le categorie vulnerabili che hanno sofferto la crisi e soffrono della transizione tecnologica”. Tale misura, aggiungo ancora il ministro, “eliminerà sacche di povertà non accettabili nel settimo paese del mondo”. Il reddito di cittadinanza, secondo Tria, è anche un modo per arginare il crescente malumore nei confronti dell’Europa. E’ dunque “condizione necessaria intervenire con decisione per evitare sentimenti contrari al libero commercio e l’insorgere di sentimenti contrari all’Europa. Non si sta sui mercati globali senza reti di protezione per i perdenti”.