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    Unicef, generazione senza scuola: nel mondo 168 milioni di ragazzi non fanno lezione da un anno

    L'ultimo scoraggiante report del Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia

    “Dall’11 marzo 2020 al 2 febbraio 2021, in più di 200 Paesi, per 168 milioni di minori le scuole sono state chiuse“. Nessuna lezione né in presenza né da remoto. “Ogni giorno che passa, questi bambini rimarranno ancora più indietro e i più vulnerabili pagheranno il prezzo più pesante”. Si apre così l’ultimo e scoraggiante rapporto dell’Unicef, dal titolo “Un anno di interruzione dell’istruzione”, sulla situazione scuole nel mondo, costrette a chiudere i cancelli a causa della pandemia.

    L’immagine di copertina del dossier è di per sé esplicativa. Banchi monoposto e distanziati, ma vuoti. Sulla lavagna una scritta: “Presenza in classe: assenti 168 milioni di alunni”.

    Il rapporto segnala che l’istruzione in classe è stata maggiormente interrotta in America Latina e Caraibi, “con una media di 158 giorni” di chiusure . A seguire alcune regioni dell’Asia meridionale (146 giorni) e dell’Africa orientale e meridionale (101 giorni). In Nord America, invece, le scuole hanno chiuso solo parzialmente. A livello globale – riporta Unicef – “le scuole sono state chiuse in media 95 giorni di lezione (circa il 50% sul totale)”. Nei paesi che hanno tenuto le scuole chiuse più a lungo – si legge inoltre nel report – è più difficile che gli studenti abbiano una connessione internet stabile.

    Per questo la chiusura delle scuole potrebbe (condizionale di circostanza) aggravare “una crisi generazionale che esisteva già prima della pandemia, con i bambini più vulnerabili che saranno i più colpiti più duramente”. “La Banca Mondiale – prosegue l’Unicef – stima che la chiusura globale delle scuole potrebbe comportare una perdita di almeno 10 trilioni di dollari in guadagni a vita per questa generazione”. Inoltre, in alcuni Paesi in via di sviluppo, l’assenza degli alunni dalle classi ha fatto aumentare “i matrimoni precoci e la violenza sessuale su minori”, mentre in altri si segnala “l’aumento del coinvolgimento dei bambini nei lavori domestici”.

    “Le scuole sono essenziali per l’apprendimento, per la salute, per la sicurezza e per il benessere dei bambini”, si legge nel report. Ma soprattutto per molti andare a scuola vuol dire avere “almeno un pasto nutriente al giorno”. In altri casi la scuola “rappresenta un ambiente sicuro” per i più piccoli che vivono in contesti familiari violenti.

    “Mentre entriamo nel secondo anno della pandemia – chiosa l’agenzia delle Nazioni Unite –  e mentre i casi continuano a salire in tutto il mondo, nessuno sforzo dovrebbe essere risparmiato per tenere aperte le scuole o dare loro la priorità nei piani di riapertura. I bambini non possono permettersi un altro anno di
    chiusura delle scuole”.

    Mario Bonito