Videosorveglianza nelle scuole d’infanzia, spaccatura tra le associazioni dei presidi

    Il Governo sta discutendo sull’introduzione di misure atte a contrastare i maltrattamenti nelle scuole, misure che si traducono nell’adozione di sistemi di videosorveglianza. Un provvedimento chiesto a gran voce da molti, presentato da una quarantina di deputati di Forza Italia lo scorso 2 ottobre, in occasione dell’audizione svolta in commissione alla Camera sul progetto di legge. Sebbene sia fortemente voluto da molti, il progetto ha già scatenato polemiche e una verra e propria “guerra” tra i presidi italiani: a viaggiare su lunghezze d’onda diverse Anp (Associazione nazionale presidi) e Andis (l’Associazione nazionale dirigenti scolastici), i due maggiori sindacati autonomi dei capi d’istituto. Per il primo, rappresentato dal presidente Antonello Giannelli, l’idea di dotare gli asili nido, le scuole dell’infanzia e primarie di dispositivi di videosorveglianza è condivisibile, ma da limitare al minimo necessario. Anp si è mostrata invece assolutamente favorevole all’introduzione nell’ordinamento dei concorsi “di disposizioni di legge che impongano la verifica, tanto iniziale che periodica, del possesso – da parte del personale posto a contatto con i minori – dell’idoneità psicoattitudinale all’attività da svolgere”. Per insegnare, occorre quindi essere idonei anche dal punto di vista psicologico. Una misura invocata da tempo dai genitori che temono l’intensificarsi di episodi di violenza a carico degli alunni più piccoli.
    Dalla parte opposta, invece, Paolino Marotta, a capo dell’Andis, sostiene un fermo no alle iniziative proposte dal disegno di legge. “Una installazione generalizzata di un sistema di controllo degli operatori – ha riferito Marotta – contrasta con il principio della riservatezza dei dati personali e rischia di alimentare diffidenza e sfiducia nei confronti dell’intera scuola dell’infanzia, che costituisce invece per un bambino il contesto più sicuro dopo la famiglia”.
    Il presidente dell’Andis ha colto l’occasione per ricordare ai parlamentari presenti “che la scuola italiana soffre di ben altre emergenze (mancata messa in sicurezza del patrimonio edilizio, bassa equità del sistema di istruzione, ecc.) sulle quali il Parlamento dovrebbe intervenire con urgenza”. E che “servono misure di prevenzione ben più efficaci della videosorveglianza, mirate al miglioramento della qualità dell’azione educativo-didattica, come l’adeguata formazione in ingresso e in itinere dei docenti e migliori condizioni del lavoro d’aula: riduzione del numero di bambini per sezione e aumento degli organici. Ma anche attività di accompagnamento da parte di professionisti esterni (psicologi, pedagogisti)”. Riguardo alla previsione normativa di una valutazione attitudinale al momento dell’assunzione dei docenti, Marotta ha bollato la proposta come “generica e aperta ad eccessivi margini di ambiguità e discrezionalità”. Quindi, da riformulare.