“VOGLIAMO PORTARLO A CASA, METTERLO NELLA CULLA, DOVE NON HA MAI DORMITO”. L’ULTIMO STRAZIANTE APPELLO DEI GENITORI DEL PICCOLO CHARLIE, AL SUO ULTIMO GIORNO DI VITA

    charlie-gard-parents.jpg (620×465)

    “Vogliamo fargli il bagno, sederci sul divano con lui, dormire insieme nel letto, metterlo nella culla, dove non ha mai dormito. Tutto questo ora ci viene negato. Ieri c’è stato un incontro per discutere di tutte le opzioni, abbiamo detto che ci sarebbe piaciuto portarlo a casa, e se non fosse stato possibile, in una struttura per i malati terminali. Non ci hanno detto che sarebbe dovuto morire il giorno seguente in quel centro”. E’ un uomo distrutto Chirs Gard, lui e la moglie Connie non si rassegnano al triste destino del loro figlioletto Charlie – di appena 10 mesi – al quale, mentre scriviamo, di qui a poche ore i medici staccheranno la spina del macchinario che lo tiene in vita, perché la rara malattia generativa che lo affligge non gli lascia scampo, se non atroci sofferenze. “Per mesi ci siamo detti che se le cose fossero andate così sarebbe l’avremmo portato a casa. E ogni giorno abbiamo promesso al nostro bambino che lo avremmo fatto, perché questa era la promessa che avremmo dovuto mantenere”. Il loro drammatico caso aveva diviso l’opinione pubblica britannica ed internazionale, chiamata ad intervenire sulla ‘dolorosa scelta dei medici del ‘Great Ormond Street Hospital’ di Londra, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha gelato i due coniugi respingendo la loro speranzosa richiesta di tentare una procedura sperimentale negli Stati Uniti. “Ci è stato detto che non potevano portarlo a casa – dice con un filo di voce la povera mamma – e così ci siamo offerti di pagare noi, privatamente, ma ci hanno risposto che questa non era un’opzione da prendere in considerazione”.

    M.