ABOLIRE: LA PAROLA D’ORDINE DI QUESTA CAMPAGNA ELETTORALE

    Mentre infuria il countdown rispetto al 4 marzo, quando il Paese sarà chiamato ad esprimere la sua scelta politica, i leader degli opposti schieramenti proseguono la loro ‘forsennata’ campagna elettorale che, come vedremo, mai come stavolta trae futuri propositi dalla totale cancellazione di quanto fatto fin qui dai governi precedenti. E sì perché stavolta il ‘trend’, in una sorta di virgulto populista, è quello di ‘abolire’, cassare leggi sino a qui seguite e rispettate. A guidare questa nuova corsa all’abolizione, il M5s, che ha annunciato – se al governo – abolirà ben 400 leggi. Quali? “Noi proponiamo l’abolizione dello spesometro, uno strumento inutile” ha affermato Di Maio, annunciando addirittura ’LeggiDaAbolire.it’, un portale al quale affidare il proprio ’sdegno’ per una legge piuttosto che per un’altra. “Già lo so che i miei avversari diranno che con queste proposte noi vogliamo favorire l’evasione fiscale – ha aggiunto ha aggiunto il leader M5S – io invece mi assumo la responsabilità di dire che è semplificando che aumenta il gettito fiscale dello Stato ed è semplificando che ridurremo la pressione fiscale, togliendo oneri burocratici”. Grande ‘cancellatore’ anche Salvini il quale, oltre alla Fornero ora nelo mirino anche l’operato del ministro della salute: “Vaccini sì, obbligo no”. Oltre all’obbligo dei vaccini, Salvini promette anche il taglio di una “tassa assurda”, come quella sulle sigarette elettroniche. Ma tra i suoi alleati, non tutti la pensano ugualmente, tanto è che Paolo Romani, Forza Italia, non condivide affatto l’idea ’no-vax’ del leader leghista: “Come Forza Italia – spiega Romani – abbiamo lavorato in Parlamento per migliorare il testo proposto dal ministro Lorenzin sull’obbligatorietà delle vaccinazioni, riducendole anche da 12 a 10. Riteniamo comunque necessario mantenere l’obbligo almeno fino a quando non sarà raggiunta l’immunità di gregge capace di tutelare la salute di tutti i cittadini e in particolare dei bambini’’. Nel frattempo però Berlusconi ne ha contro il Job Act che, “è sostanzialmente fallito perché non ha indotto le imprese a creare occupazione stabile, ma quasi esclusivamente lavoro precario. In ogni caso, è una norma che sta esaurendo i suoi effetti”. E dunque, una volta al governo, spiega ancora il leader, “introdurremo strumenti più efficaci del Jobs Act per correggerne gli effetti distorsivi e incentivare le imprese a creare lavoro stabile”. Non può certo esimersi dalle ‘promessone’ anche Matteo Renzi, il quale ha affermato che “Ora la scommessa è più soldi in busta paga ai cittadini. Io ho inventato gli 80 euro ma non basta. A favore dei figli – ha quindi spiegato il segretario – il Pd farà una proposta a inizio campagna elettorale. Ci sono tre ipotesi: il sistema francese, l’assegno universale, un sostegno maggiore per ogni figlio. La priorità è mettere più soldi in tasca alle famiglie”. Nemmeno il tempo di debuttare come leader nell’ambito di ’Liberi e uguali’, anche Pietro Grasso ha già le idee chiare circa una nuova proposta da realizzare: “La tutela del lavoro va posta in tutte le situazioni in cui c’è lavoro. Ho parlato con tanti imprenditori che mi hanno detto ’se abbiamo un impiegato bravo perché licenziarlo se non ci sono motivi particolari decisi da un giudice?’ Il lavoro è un diritto universale – ha quindi aggiunto a proposito della tutela dell’art. 18 – non possiamo non tutelarlo in tutte le sue forme anche nel caso di aziende con meno di 15 dipendenti’’.
    M.