Allo studio sensori per il controllo dell’iperattività

    L’Università di Roma Tor Vergata ha brevettato un sistema geniale di sensori ’alleati’ dei dottori che monitorano sospetti fenomeni di iperattività e mancanze di attenzione. “A livello mondiale il 5% dei bambini in età scolare soffre di iperattività o disturbi del controllo motorio. Il problema è che ancora oggi per arrivare a una diagnosi e stabilire il grado del problema si utilizzano questionari compilati da genitori e insegnanti e test motori (camminare sui talloni, prono-supinazione delle mani, eccetera) che possono impegnare il bambino o la bambina anche per ore. 

    Allo studio sensori per il controllo dell’iperattività con l’obiettivo di monitorare al meglio i bambini

    Bisogna poi tener conto del fatto che i bambini magari arrivano stanchi al controllo e sono poco collaborativi. Questo può falsare i risultati”, sostiene Giovanni Saggio, del Dipartimento di Ingegneria elettronica dell’ateneo romano che ha progettato i sensori per il controllo dell’iperattività. “Sulla base delle risposte nei questionari e sulla valutazione ’a occhio’ dei test motori, i medici specialistici redigono una diagnosi. Una diagnosi che è soggettiva, perché influenzata dalle risposte di genitori e insegnanti, dalla stanchezza e collaborazione del bimbo e da altri elementi. Ma fare una corretta diagnosi è fondamentale per poter fornire i giusti strumenti per la soluzione del problema. Un’esigenza che ci hanno segnalato i colleghi del Dipartimento di Psichiatria pediatrica”, continua a dire Saggio. Così il suo team di esperti, che ha chiamato a raccolta ingegneri e medici della Psichiatria pediatrica, ha pianificato e testato un sistema di sensori indistruttibili e macchinari di intelligenza artificiale, per poter giungere ad un risultato oggettivo dell’iperattività e delle difficoltà riscontrate nel sistema motorio. “Grazie a questo nuovo approccio, i tempi dell’esame si riducono drasticamente, passando da qualche ora a poche decine di minuti, e la valutazione è assolutamente oggettiva perché dipende da dati di misura”, illustra Saggio, indicando che ’Journal of Biomechanics’ ha reso noto sulle proprie pagine.