AREZZO – SI È SPENTO A 96 ANNI NELLA SUA TENUTA TOSCANA LICIO GELLI, CAPO DELLA LOGGIA P2 E PERSONAGGIO LEGATO AI MOLTI DEI MISTERI IRRISOLTI DEL PAESE

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    E’ stato tutto ed il contrario di tutto. Fascista e partigiano, ha combattuto per Franco in Spagna, ha presieduto la temutissima Loggia massonica della P2, un uomo che, nell’ombra, ha determinato in diverse occasioni i destini del Paese. Fino a ieri quando, alla ‘veneranda’ età di 96 anni, Licio Gelli è morto nella sua storica tenuta di Arezzo. Lacerimonia funebre sarà celebrata domani, giovedì 17 dicembre, alle ore 15 a Pistoia nella chiesa della Misericordia. Gelli sarà tumulato nella cappella di famiglia nel cimitero monumentale della Misericordia di Pistoia, dove già riposa la prima moglie, Wanda. In anni recenti, l’ex gran maestro si era risposato con Gabriella Vasile, che era al capezzale al momento del decesso. Gelli era molto legato a Pistoia: all’Archivio di Stato della sua città natale aveva donato una gran quantità di suoi documenti privati. “Sono fascista e morirò fascista’’, ripetè il ‘Maestro’ nel 2008, in una delle ultime dichiarazioni pubbliche durante un programma tv dal titolo ’’Venerabile Italia’’. Ma ripercorriamone vita e fatti, attingendo dall’esaustiva nota AdnKronos: ‘Ex maestro venerabile della P2, la loggia massonica segreta accusata di essere eversiva,era nato a Pistoia il 21 aprile 1919. E’ stato protagonista delle trame oscure che hanno contrassegnato la storia della Repubblica italiana nell’ultimo mezzo secolo, dopo essere stato detenuto in Svizzera e in Francia, e dopo gli arresti domiciliari a villa Wanda per scontare la condanna a 12 anni per la bancarotta dell’Ambrosiano. Figlio di un’umile famiglia, Licio Gelli partì volontario con la spedizione delle camicie nere mandate in Spagna da Benito Mussolini in aiuto di Francisco Franco. Proprio in Spagna perse in battaglia il fratello maggiore Raffaello. Nel 1939 tornò in Italia e collaborò con la federazione fascista di Pistoia, scrivendo nel settimanale locale, ’’Il Ferruccio’’, la sua esperienza di guerra. Dopo l’8 settembre 1943 aderì alla Repubblica di Salò e divenne un ufficiale di collegamento fra il governo fascista e il Terzo Reich. Quando tuttavia la vittoria della guerra cominciò a rivelarsi impossibile per i nazifascisti, Gelli passò a collaborare con alcuni partigiani. Durante la seconda guerra mondiale, Gelli fu protagonista di un episodio dai contorni leggendari, che negli anni Novanta è stato ricostruito dal giornalista Gianfranco Piazzesi. Nel luglio 1942 come ispettore del Partito Nazionale Fascista, gli sarebbe stato affidato il compito ditrasportare in Italia il tesoro di re Pietro II di Jugoslavia: 60 tonnellate di lingotti d’oro, 2 di monete antiche, 6 milioni di dollari, 2 milioni di sterline che il Servizio Informazioni Militare aveva requisito. Nel 1947 il tesoro venne restituito maall’appello mancavano 20 tonnellate di lingotti, che Gelli avrebbe trasferito in Argentina. E’ stato ipotizzato che parte di queste 20 tonnellate sarebbero tra i preziosi ritrovati nelle fioriere di villa Wanda, ma Gelli ha sempre smentito questa accusa. E’ stato ipotizzato anche che alla fine degli anni Cinquanta Gelli sia stato arruolato nella Cia, su raccomandazione dei servizi segreti italiani; ma anche questa voce non ha avuto conferme ufficiali o autorevoli. Certo è che Gelli ha sempre potuto contare suamicizie importantiper la sua scalata all’interno della massoneria. Tra queste amicizie il Maestro Venerabile della Loggia P2 ha sempre pubblicamente rivendicato quella con il leader argentino Juan Domingo Peron. Vissuto per molto tempo dietro le quinte, il nome di Licio Gelli balzò agli onori della cronaca il 17 marzo 1981 quando una perquisizione della polizia, su ordine della magistratura di Milano, nella sua villa a Castiglion Fibocchi (Arezzo) portò alla scoperta di una lunga lista di alti ufficiali delle forze armate, funzionari pubblici, professionisti, imprenditori, politici, ministri, giornalisti e personalità varie aderenti allaLoggia segreta P2. In fuga, Licio Gelliscappò in Svizzera, dove fu arrestato mentre cercava di ritirare decine di migliaia di dollari a Ginevra; poi riuscì ad evadere dalla prigione e fuggì in Sudamerica, prima di costituirsi nel 1987. La scoperta della lista degli aderenti alla P2 creò uno scandalo nazionale, con forti ripercussioni sulle istituzioni pubbliche e non lasciò immune neppure la massoneria ufficiale. La corte centrale del Grande Oriente d’Italia, con una sentenza del 31 ottobre 1981, decretò l’espulsione di Gelli dall’ordine massonico. Il Parlamento approvò in tempi rapidi una legge per mettere al bando le associazioni segrete in Italia e contemporaneamente (dicembre 1981) venne creata una commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta da Tina Anselmi (Dc), che riferì alle Camere dopo due anni e mezzo di lavori, concludendo che la P2 di Gelli era stato ’’un elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona e quella Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante’’, oltre a sottolineare ’’un disegno generale di innegabile valore politico’’. Con Stefano Delle Chiaie e Francesco Pazienza, Licio Gelli è statocoinvolto nel processo per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, nella quale furono uccise 85 persone e 200 rimasero ferite. Con la sentenza definitiva di Cassazione sulla strage di Bologna, il 23 novembre 1995 Gelli è stato condannato per depistaggio. Nel 1994 fu condannato a 12 anni di carcere dopo essere stato riconosciuto colpevole dellafrode riguardante la bancarotta del Banco Ambrosianonel 1982 (era stato accertato un “buco” di 1,3 miliardi di dollari)’.