Brexit al 31: dolcetto o scherzetto

    La Brexit slitta di nuovo e, come dead line, si arriva al 31 ottobre 2019. Non è il classico dolcetto o scherzetto alla Halloween ma la realtà. E’, infatti, quanto emerge dopo un lungo, snervante briefing della durata di oltre sette ore a Bruxelles nel quale si è affrontato il tema Brexit addivenendo ad una decisione che, appunto, nei fatti, porta ad un ulteriore slittamento.

    Brexit al 31: dolcetto o scherzetto. Tutto rinviato: termine ultimo il 31 ottobre 2019

    Dunque, il Consiglio Europeo ha stabilito nella notte di riconoscere al Regno Unito un ulteriore rinvio per la Brexit e cioè per la data dell’uscita dall’Ue, che, all’inizio era stabilita per il 29 marzo. Poi il rimando al 12 Aprile “per permettere la ratifica dell’accordo di ritiro”. Un allungamento dei tempi che adesso, dopo la fumata bianca arrivata questa notte intorno alle due e mezza del mattino, “dovrebbe durare solo lo stretto necessario e, in ogni caso, non oltre il 31 ottobre 2019”. Un termine ultimo che tocca quasi perfino alcune corde di sarcasmo politico, considerato con la festa tutta nordica, ma ormai internazionale, di Halloween che cade proprio in quella data. La conclusione del 31 ottobre è stata deliberata, come chiarito dal presidente francese Emmanuel Macron, in quanto “dobbiamo essere sicuri che quando la prossima Commissione Europea si insedierà, avremo trattato la questione. La nuova Commissione si insedierà il primo novembre 2019”. Ovvero, qualora l’accordo di ritiro fosse convalidato “da entrambe le parti prima di questa data, allora il ritiro avrà luogo il primo giorno del mese successivo”. Intanto, sulla Brexit ed il rinvio ulteriore si è espresso anche il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk. Secondo lui in questo modo, tramite tale rinvio, si concede al Regno Unito una fascia di tempo di “oltre sei mesi” nel corso del quale ci sarà così la certa possibilità di scegliere adeguatamente il da farsi: aspetto, questo, “esclusivamente nelle mani” di Londra, e del suo indirizzo politico. In questo senso si potrà “ratificare l’accordo di ritiro, nel qual caso la proroga terminerà”.  Si è espressa sul tema anche Il primo ministro britannico Theresa May la quale, parlando del rinvio Brexit l’ha definito come un passaggio “fondamentale” ed una richiesta basilare che aveva avanzato ai leader, dal momento che “se riusciremo ad approvare l’accordo di ritiro nelle prime tre settimane di maggio, allora non dovremo tenere le elezioni europee, per uscire il primo giugno”.