Brexit, May si salva: Parlamento sì a a fiducia

    Theresa May si salva dopo bocciatura della votazione dell’accordo sulla Brexit. Il Parlamento britannico vota la fiducia. Dunque la May può parzialmente tirare un sospiro di sollievo: la pesante debacle a cui è andata incontro a fronte del vigoroso no incassato in merito all’accordo negoziato con l’Unione europea sul tema Brexit, non ha prodotto quello che gli antagonisti della May si auspicavano. Infatti Westminster ha respinto la mozione di sfiducia presentata dal leader laburista Jeremy Corbyn e dunque la May è salva. E’ stato, a quanto pare evidente, piuttosto fondamentale il voto degli unionisti nordirlandesi. A seguito del clamoroso KO che ha subito sull’accordo con l’Ue sulla Brexit, Theresa May ha però raccolto i voti sufficienti per superare forse un voto ancor più determinante per il proprio futuro e presente: con 325 a 306 è stata infatti appunto respinta la mozione di sfiducia contro di lei e la sua amministrazione che il leader laburista Jeremy Corbyn aveva presentato alla Camera dei Comuni. A favorire e permette la tenuta dell’esecutivo è stato il complesso dei voti dei deputati del Democratic Unionist Party, i lealisti nordirlandesi, la cui posizione è ben chiara da tempo: non permettere a Corbyn di formare un nuovo governo.
    Adesso, uscita con le ossa rotte dalla Brexit ma salva, la premier britannica May inevitabilmente dovrà riprendere a ricucire i rapporti e le unità di forza del suo gruppo operativo, delle sue collaborazioni e stendere, ovviamente, un piano di rilancio: anche, ancorché per molti appaia di fatto una vera utopia, in relazione ad un possibile nuovo accordo sulla Brexit, così da poter allontanare l’ombra del 29 marzo: giorno in cui il Regno Unito, senza un’uscita concordata con l’Ue, sarebbe clamorosamente sbattuta fuori dall’Unione con tragiche conseguenze di natura sia economica che commerciale di assoluta gravità.
    Si parlava, in queste ultime ore, di una May con un piano B. Ma, dopo l’accordo raggiunto con l’Europa lo scorso novembre alla fine di ben due anni di negoziati, May non sembra avere alle spalle la capacità, almeno secondo gli analisti britannici, di ricongiungere le correnti di un partito spaccato tra i brexiters e gli europeisti.