Home SPORT CALCIO Calcio, infortuni: nella Roma di Mou un’inversione di tendenza rispetto al passato

Calcio, infortuni: nella Roma di Mou un’inversione di tendenza rispetto al passato

Non è tutto oro quel che luccica, e nemmeno è tutto da buttare quel che si raccatta. Nella Roma incerottata e bistrattata di questi ultimi tempi, con lo Special One che sceglie di non parlare alla stampa prima del match per lui sentimentalmente più importante (contro l’Inter), ci sono alcuni dati che, indubbiamente, non fanno sorridere in prospettiva futura, quanto ad ambizione. Altri, però, confrontati con i numeri e le tradizioni negative recenti a cui i giallorossi erano abituati, lasciano intravedere un certo qual cambio di rotta che sarebbe ingiusto non considerare.

Uno di questi fa riferimento agli infortuni. Molti, molti di meno rispetto all’altro ieri calcistico del club di Trigoria. E’ in questi giorni balzata agli onori della cronaca l’argomentazione dell’impennata di infortuni che i principali club italiani si trovano a dover affrontare: tema che la Roma conosce a menadito, avendo pagato un dazio incredibilmente esoso in questi ultimi anni in tal senso. Eppure, quest’anno, la Roma è tra le società messe meglio.

Roma: con Mourinho diminuiscono gli infortuni cronici

Si gioca tanto, si gioca troppo, e troppo ravvicinati sono gli impegni: la resistenza degli atleti è messa a dura prova e, questo, ascoltando diversi allenatori e esperti del settore, si traduce in traumi, stop, KO anche molto lunghi e duri da digerire.
In Serie A è il Milan la squadra che paga il prezzo più alto quanto a partite saltate dal suoi giocatori per infortunio (76 gare): l’ultima batosta è capitata a Simon Kjaer, forse ai box per il resto della stagione. Il Napoli è la squadra che in cifre ha più elementi fermi più a lungo in media (almeno quattro partite) per problemi fisici, e in questa fase lamenta, per di più, infortuni ad alcuni dei suo principali leader in campo.

La Juventus ha Federico Chiesa fuori, l’Atalanta ha giocato spesso senza la difesa titolare, la Lazio ha di recente perso Immobile nella gara contro la Juventus. Nel calderone ci sono tutti i club e tutti i tipi di infortuni: cronici, traumatici, muscolari, da contrasto e, infine, stop da covid.

Si gioca troppo? Si gioca, anche, su campi non perfetti. Ma cosa si può fare? Attenzione scrupolosa ai dettagli e alle strategie di allenamento sembrano funzionare, ad esempio, almeno in questa fase, per la Roma.

Il cambio di rotta con l’arrivo dello Special One

Che, è vero, ha perso Pellegrini, ma dopo averne trascinato le prestazioni tra condizioni a rischio per qualche tempo e, comunque, con una gestione certosina e scrupolosa. Non sono mancati ai giallorossi altri KO come quello di Smalling, su cui pende però una tradizione particolare quanto a infortuni e El Shaarawy, finito KO nell’ultimo match contro il Bologna. Anche in questo caso, l’urto da ricaduta (dopo un balzo) ha inciso particolarmente e non sembrano esserci gli estremi per inserirlo in una casistica di recidività a cui a Trigoria erano abituati. Perché, escluso Spinazzola la cui grave rottura è capitata agli Europei, la Roma è ad oggi tra le squadre meno colpite da infortuni. Una inversione di rotta che sorprende chi, seguendo i giallorossi, ha registrato ben altri numeri e statistiche: merito, evidentemente, della tipologia di lavoro che il ‘dipartimento‘ medico-scientifico a cui José Mourinho spesso, in conferenza stampa, fa riferimento, sta conducendo in questi primi mesi dell’esperienza mourinhana a Trigoria.

I numeri romanisti non sono ancora pari a quelli dell’Inter, che è messa meglio sul piano dei problemi di natura fisica: ma sono un indicazione su come, di fatto, nella crescita di un club, a far la differenza (specie nel medio termine) non sia solo il lavoro ‘visibile‘, quello dei punti, della qualità del gioco, delle occasioni da gol eccetera; ma anche quello ‘invisibile‘ a cui lo Special One ha strizzato più volte l’occhio, complimentandosi con lo staff giallorosso.

Meno giocatori infortunati, per una rosa già corta di per sé, significa più opzioni di formazione. Nei giorni in cui, tra squalifiche e covid per Mourinho gli uomini sono contati e si avvicina l’Inter come spauracchio assoluto da fronteggiare, forse nel breve questi temi interesseranno poco. Chi fa calcio ad alti livelli però non può ignorarli: anzi, è tenuto a considerarli con vena ottimistica. Facendo, magari, gli scongiuri lo stesso.