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Covid: abbiamo motivo di doverci preoccupare per l’aumento dei contagi? Da Bassetti alla Gismondo, ecco cosa ne pensano gli esperti del Paese

Nell’ambito Covid o meglio, delle sue varianti, indubbiamente l’Italia sta vivendo una nuova recrudescenza di contagi.

Ora il punto è che, come ritengono molti esperti, in fin dei conti si tratta di un virus in parte ‘depotenziato’, dall’altra però c’è anche chi si dice preoccupato perché la cosiddetta variante Omicron 2 non la conosciamo a fondo e dunque, potrebbe anche essere considerata come la ‘quinta ondata’ .

Tuttavia, almeno per chi ha ricevuto i tre vaccini (o due più il contagio), ‘sulla carta’ non ci si dovrebbe preoccupare più di tanto.

Certo, per chi non è vaccinato, rimarcano gli esperti, c’è da stare molto attenti, così come per le fasce più giovani, che questa variante sembra prediligere.

Ma cosa ne pensano realmente gli esperti?

Pregliasco: “Siamo di fronte a una nuova ondata, ma con effetti un po’ meno ‘pesanti’, il virus è più leggero ed abbiano molti vaccinati”

Il virologo dell’università Statale di Milano, Fabrizio Pregliasco, come ormai sua consuetudine studia ed osserva ‘il nemico’, traendo considerazioni sempre precise. ”Siamo di fronte a una nuova ondata, ma con effetti un po’ meno ‘pesanti’ sia perché il virus è un terzo meno cattivo dal punto di vista della patogenicità, sia perché abbiamo una quota notevole di vaccinati e di guariti, quindi protetti, seppure non completamente, verso la variante”.

Pregliasco: “In questa fase, dunque sono necessari progressività ed equilibrio, perché, ricordiamolo ogni contatto è a rischio”

Quindi Pregliasco fa notare come “In questa fase cominciano a vedersi, anche con minore proporzionalità rispetto a prima, ricoveri e situazioni pesanti. In questa fase, dunque sono necessari progressività ed equilibrio, che hanno contraddistinto l’approccio italiano di mitigazione, cioè di riduzione della velocità in cui il virus si diffonde, grazie a interventi che hanno ridotto la quota di contatti, perché, ricordiamolo ogni contatto è a rischio“.

Bassetti: “Non è paragonabile alle precedenti quattro ondate e perché i nostri ospedali hanno pressione zero”

Sempre molto concreto, interrogato in merito, il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, Matteo Bassetti afferma che ”Non credo che siamo di fronte ad una quinta ondata. Forse ad una prima ondata di una infezione completamente diversa rispetto a quella che abbiamo visto a gennaio-febbraio di quest’anno. Forse è la prima ondata di un virus depotenziato perché non è paragonabile alle precedenti quattro ondate e perché i nostri ospedali hanno pressione zero. Ovvero, questo aumento dei contagi non porta ad una malattia grave“.

Bassetti: “Dobbiamo monitorare, fare attenzione ma i vaccini funzionano eccome”

Dunque, aggiunge il noto infettivologo ligure, “Se vediamo i numeri, l’incremento dei nuovi casi ha 10-15 giorni di vita e quindi avremmo già dovuto vedere un aumento sui ricoveri e sulle terapie intensive se avesse portato ad una malattia grave.  Dobbiamo monitorare, fare attenzione ma i vaccini funzionano eccome“.

Crisanti: “Io avrei liberalizzato tutto e subito, non avrei aspettato, perché aspettare è stato controproducente”

Spesso critico nei confronti anche dei colleghi, a suo dire rei di con eccessivo allarmismo, il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, Andrea Crisanti, commenta ”Siamo di fronte alla quinta ondata di Covid? Non lo so. Ma io avrei liberalizzato tutto e subito a partire da fine gennaio. Non avrei aspettato, perché aspettare è stato controproducente. Credo che anche i ricoveri aumenteranno nei prossimi giorni. Ma la sottovariante Omicron 2, che sta crescendo velocemente in Italia e nel mondo, non lascia scelta: bisogna proteggere i fragili, non c’è nient’altro da fare. Non si può fare nulla con questi livelli di trasmissione, non funziona nessuna misura parziale. Quindi proseguiamo con le riaperture”.

Crisanti: “Aspettando è successo che le persone che si infettano adesso di fatto sono più vulnerabili”

Del resto, aggiunge il virologo, ”Fermarle non serve contro un virus che ha un indice di contagio così alto. Se mi piace la ‘roadmap’ che dovrebbe portare al nostro ‘freedom day’? Aspettare non aiuta e non ha aiutato. Aspettando è successo che le persone che si infettano adesso di fatto sono più vulnerabili, perché è passato più tempo dalla vaccinazione e dall’ultima volta che si sono infettati. Non sto dicendo che avremmo dovuto seguire la linea della Gran Bretagna. Avremmo dovuto trovare una via italiana per aprire tutto e proteggere i vulnerabili. L’alternativa ce l’abbiamo ed è questa”.

Andreoni: “E’ un andamento a ‘gobba di cammello’ che però oggi non vede un incremento di ospedalizzati o rianimazioni”

Per Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, invece “Stiamo osservando una brusca ripresa dei contagi ma non siamo di fronte a una quinta ondata. Siamo passati da 200mila contagi, a 20mila e poi di nuovo a 60mila. E’ un andamento a ‘gobba di cammello’ che però oggi non vede un incremento di pazienti ospedalizzati o ricoverati in terapia intensiva. Una conferma della validità dell’immunizzazione con i vaccini“.

Andreoni: “Omicron 2 sembra poter sfuggire all’immunità specifica generata dal vaccino e dalla patologia”

Come spiega infatti l’infettivologo romano, “Sono da sottolineare però due elementi dai dati osservazionali, ma aspettiamo una conferma, Omicron 2 sembra poter sfuggire all’immunità specifica generata dal vaccino e dalla patologia; abbiamo un numero sempre più alto di reinfezioni, l’Istituto superiore di sanità l’ha registrato al 3% ma le vediamo anche in chi è vaccinato con tre dosi o ha già fatto la malattia”.

Gismondo: “Non cedere al panico, perché anche Omicron 2 appare molto attenuto rispetto al virus di inizio pandemia”

Prima di tutto, Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, invita a “non cedere al panico. Stiamo assistendo a una nuova ondata di contagi Covid – spiega – ma da parte di un virus che nella sua versione Omicron e anche Omicron 2 appare molto attenuto rispetto al virus Wuhan di inizio pandemia. Certamente un incremento esponenziale dei contagi potrà causare anche un certo incremento di ospedalizzazioni per i pazienti fragili. Ma se un aumento dei ricoveri lo avremo, sarà quasi esclusivamente in area medica e non impattante per l’organizzazione sanitaria”.

Gismondo: “Se si è in buona salute e vaccinati, la raccomandazione è non avere paura del contagi”

Dunque, raccomanda infine la Gismondo, ”Non cediamo ancora al sentimento che ci ha rovinato in maniera pesante gli ultimi 2 anni e mezzo e questa Pasqua immaginiamocela serena. La difesa rimane sempre la stessa: evitare il contatto stretto con altre persone, specie nei locali chiusi; usare la mascherina nei luoghi affollati, a prescindere dall’allentamento delle misure. E comunque – rassicura l’esperta – se si è in buona salute e vaccinati, la raccomandazione è non avere paura del contagio” nel caso in cui un test positivo arrivi comunque”.

Cauda: “Non è una quinta ondata ma un rimbalzo della curva epidemica che c’è stato anche in passato e proprio in questo periodo”

A parere di Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive al Policlinico Gemelli di Roma (e consulente dell’Agenzia europea del farmaco Ema per le malattie infettive), quella che stiamo vivendo “non è una quinta ondata ma un rimbalzo della curva epidemica che c’è stato anche in passato e proprio in questo periodo. E’ chiaro che ci sono vari motivi perché questo sia avvenuto, uno è la presenza di Omicron 2 che probabilmente è molto più contagiosa della precedente che già era più aggressiva di Delta. Ma è comunque meno grave dal punto di vista dei ricoveri e delle terapie intensive“.

Cauda: “La situazione negli ospedali e nelle terapie intensive e ad oggi i dati ci dicono che non siamo in zona d’allarme”

Riguardo poi le prossime settimane e, in particolare all’imminente Pasqua, Cauda rassicura commentando che “non credo che ci siano oggi i presupporti per una nuova ondata, siamo davanti ad un fenomeno epidemiologico che si presenta con la ‘gobba del dromedario’, con riprese e discese dei contagi. Dobbiamo monitorare la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive e ad oggi i dati ci dicono che non siamo in zona d’allarme“.

Cartabellotta: “Non si tratta di un’ondata come quella di inizio anno, ma i numeri cominciano a diventare importanti”

Attento osservatore della curva epidemiologica, che monitora settimanalmente, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, afferma che ”Non si tratta di un’ondata come quella di inizio anno, ma i numeri cominciano a diventare importanti. Nelle grandi regioni del Nord, che contano oltre 20 milioni di abitanti e, quindi, più di un terzo della popolazione italiana, c’è una circolazione del virus che è circa la metà di quelle del Centro-Sud. Se la cosa si ripercuotesse anche sulle regioni del nord i numeri sarebbero molto più pesanti, perché sono le regioni con più abitanti”.

Cartabellotta: “Anche con una variante meno grave, quando i casi diventano tanti, i numeri si ripercuotono anche sui dati ospedalieri”

Secondo il presidente del Gimbe, ”Anche con una variante meno grave, quando i casi diventano tanti, i numeri si ripercuotono anche sui dati ospedalieri. Due dati interessanti sono relativi agli ingressi in terapia intensiva: sono scesi dalla metà di gennaio fino all’inizio di marzo e ora invece sono stabili. C’è stata una frenata che ci dice che ci sono più persone che vengono colpite da una forma grave della malattia. Altro dato è quello relativo ai decessi: anche questa discesa dei numeri si è arrestata”.

Lopalco: “Il fenomeno che stiamo osservando in questo momento è sicuramente l’innesco di una nuova ondata”

Alla domanda se ci troviamo davanti a una quinta ondata di Covid-19 in Italia, l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di igiene all’università del Salento, replica che “Per dire se c’è o non c’è un’ondata dobbiamo semplicemente guardare i dati. E il fenomeno che stiamo osservando in questo momento è sicuramente l’innesco di una nuova ondata. Da un lato ci troviamo di fronte a una nuova variante di Sars-CoV-2, la BA.2 o Omicron 2, ancora più trasmissibile della 1, e dall’altro all’abbassamento delle misure individuali di protezione, successivo al cambio di regole delle ultime settimane“.

Lopalco: “E’ molto difficile fare previsioni, prima dobbiamo capire come il virus si comporterà da noi”

In merito poi all’ampiezza che avrà questa nuova ondata, secondo Lopalco “è molto difficile fare previsioni, perché anche guardando agli altri Paesi europei vediamo che ce ne sono stati alcuni in cui questa seconda ondata di Omicron è stata molto ampia, paragonabile a quella di gennaio, e ce ne sono stati altri in cui invece questo nuovo picco a un certo punto si è fermato. Per cui dobbiamo capire come il virus si comporterà da noi”.

Lopalco: “Sono ottimista, non è escluso che la bella stagione ci possa aiutare. Andiamo verso maggiori occasioni di vita all’aperto”

Tuttavia, il docente di igiene all’università del Salento si professa comunque “abbastanza ottimista, anche perché non è escluso che la bella stagione ci possa aiutare. Andiamo verso un rialzo delle temperature e maggiori occasioni di vita all’aperto. Sono elementi che potrebbero anche accelerare il passaggio di quest’altra ondata”: Ad ogni modo raccomanda concludendo l’epidemiologo, il consiglio è di “Vaccinarsi e completare il ciclo vaccinale con la terza dose“.

Max